Riceviamo e pubblichiamo
“Impressionante la mole dei danni provocati dai cinghiali alle colture cerealicole in essere. La popolazione appare aumentata con decisione. In particolare le “lestre” inserite nell’area di ripopolamento e cattura sono punto di ritrovo per gli animali che si muovono in branchi numerosi. Se a questo si somma la rilevante presenza dei daini che si nutrono dei polloni di ricrescita del bosco, palese l’esigenza di intervento”. È questo l’allarme lanciato dall’Università Agraria di Tarquinia.
“Mentre per le colture cerealicole è un problema di natura meramente economica, nel secondo caso siamo alla vera e propria emergenza ambientale e naturalistica. Fondamentale indennizzare i danni subiti dagli agricoltori, bisogna trovare le risorse, chi di competenza deve garantire che la perdita o la diminuzione del raccolto non generi un danno fatale per le imprese agricole. A parole questo avviene, ma nella pratica gli indennizzi sono irrisori. Quanto alla mancata ricrescita del bosco il danno è evidente e assoluto, tale da mettere a repentaglio un ecosistema basato sul pascolo brado che dura da secoli. L’eccesso di fauna selvatica non è sicuramente un elemento positivo, il rischio è il danneggiamento dello stesso habitat in cui insistono e vivono gli stessi animali.
L’Università Agraria si è attivata organizzando corsi per la caccia di selezione, con l’obiettivo di calmierare il numero delle presenze. Contemporaneamente sta ripopolando quelle specie che faticano, più di altri, a mantenere numeri tali da garantire la biodiversità animale. Insieme all’ATC e al locale circolo cacciatori, ci stiamo impegnando nell’interesse collettivo. Ora tutti devono fare la loro parte, la carenza di risorse non può essere un giustificazione per eludere le necessità”.