(s.t.) Uno dei veri, atavici problemi di Tarquinia è la sua difficoltà a dare continuità alle manifestazioni di successo. Nasce un’idea, vive una o due belle edizioni, poi collassa su sé stessa, non si replica o lo fa stancamente, figlia del successo delle esperienze precedenti ma incapace di guardare dieci centimetri oltre il proprio naso.
Ieri, ad esempio, 16 luglio 2014, è stato diffuso un comunicato che conferma che il Divino Etrusco si farà, nelle date dei prossimi 1,2,e 3 agosto: anticipazione già data in alcuni comunicati e sul calendario degli eventi sul sito turistico del comune e, ora, ufficializzata anche sul profilo Facebook dell’evento. Due settimane di anticipo sarebbero, a mio avviso, troppo poche per promuovere come meriterebbe una manifestazione anche qualora questa già disponesse di un calendario completo degli eventi e delle iniziative che la caratterizzeranno. Figuriamoci che il Divino Etrusco tarquiniese è lontanissimo dall’avere un’idea della propria composizione: domandando in giro tra quelli che sono stati i passati protagonisti, infatti, la risposta più gettonata è “Non ne sappiamo nulla” o “Ancora non ci ha cercato nessuno”. Nulla sa l’Università Agraria, originaria ideatrice dell’evento quando si svolse al mare e prima che lo ereditasse il Comune spostandolo nel centro storico. Nulla o quasi sanno i locali produttori di vino, che già lo scorso anno manifestarono il loro malcontento per esser contattati all’ultimo momento per offrire gratuitamente il prodotto, senza una logica di vera promozione o valorizzazione dello stesso e che, quest’anno, difficilmente accetterebbero un coinvolgimento simile.
A curare il Divino dovrebbe, insomma, essere il vicesindaco Renato Bacciardi, ma pare che le ultime settimane in Comune abbiano visto riunioni anche animate per la disputa di oneri, onori e responsabilità; e soprattutto – sembra – per capire dai capitoli di bilancio di quali assessorati far uscire i soldi necessari.
Diciamo, insomma, che c’è confusione (per usare un eufemismo); senza giri di parole, invece, possiamo affermare che la principale manifestazione estiva tarquiniese meriterebbe molto di meglio dal punto di vista organizzativo: basta con le cose raffazzonate, le corse dell’ultim’ora, l’improvvisarsi organizzatori in due settimane cercando di rifilare quanto già visto e sperando di salvare il salvabile. Basta con una promozione ridotta all’osso, vista la scarsità di tempo a disposizione. Basta con il coinvolgimento delle piccole realtà locali cui non viene riservato alcun aiuto, a cui viene chiesto di collaborare a proprie spese senza costruire per loro un progetto di valorizzazione, senza coinvolgerli in qualcosa che li vede cercati all’ultimo secondo.
Se il Divino Etrusco deve continuare, lo si faccia innanzitutto con il rispetto di un’idea che è buona e di successo, che migliorata e studiata, comprendendone limiti e potenzialità, e che merita di essere curata sin nei dettagli. Senza accontentarsi di vedere tanta gente in giro: come se fosse difficile, in piena estate e in una cittadina in cui, francamente, l’estate propone poco o nulla dal punto di vista dell’animazione.
La speranza, purtroppo, appare vana: la politica in questi casi dovrebbe lavorare per programmare per tempo e trovare fondi e finanziamenti, per poi lasciare la mano organizzativa a chi può esserne competente. Invece tutto resta fermo e silenzioso per mesi, per poi correre negli ultimi giorni all’avventura arruffando un programma.
Nella fretta e superficialità, poi, non ci si stupisca se le cose non vanno bene o si creano problemi: come in ogni aspetto, c’è rischio che si finisca per scordarsi qualcosa, che alcuni aspetti perdano controllo. Ed è facile, poi, finire a navigare – come successo al Lido poche domeniche fa – in acque poco accoglienti.