Riduzione in schiavitù ed false emersioni su pagamento: queste le ipotesi di reato ravvisate dalla Direzione Distrettuale Antimafia a carico di alcune aziende della riviera viterbese.
Ieri il primo blitz della polizia, dopo 7 mesi di serrate indagini iniziate e condotte dagli agenti del commissariato di Tarquinia che hanno costruito la rete delle forze dell’ordine, che si sono mosse con l’affiancamento del servizio igiene del lavoro della USL e con ispettori della direzione centrale del Lavoro (ex ispettorato del lavoro) di Viterbo.
Le ipotesi di reato prevedono pene pesantissime e la confisca di tutti i beni aziendali. Nella trascorsa notte uno dei primi imprenditori coinvolti alla notifica del decreto è stato colto da un grave malore. Solo il provvidenziale intervento del dottor Roberto Catasca, che dirigeva l’affiancato servizio della USL, ha evitato il peggio. Lo stesso si è prodigato infatti in oltre 20 minuti di respirazione bocca a bocca e massaggio cardiaco.
Tra le ipotesi di reato anche quelle di associazione per delinquere. Durante le copiose perquisizioni che gli uomini del commissariato e della squadra mobile di Viterbo hanno compiuto nella giornata sono state rinvenute e sequestrate anche diverse armi illegalmente detenute ed utilizzate per assoggettare le vittime.
Ancora massimo riserbo sullo sviluppo delle indagini che si protrarranno a lungo ed interesseranno vari soggetti già all’attenzione delle Forze dell’Ordine al fine di estirpare l’increscioso fenomeno.