Il via è un salto improvviso, il Cristo Risorto che pare volare – in un lampo – grazie all’energia dei portatori, che scaricano nell’attimo iniziale la tensione accumulata nell’attesa. Poi via, la corsa: lo strettissimo passaggio a via dello Statuto, con Forze dell’ordine e collaboratori ad aprire la strada tra la gente entusiasta; via Garibaldi e via Bruschi Falgari, con il sole che, da mare, accenda la statua di un colore dorato; l’ospedale ed il saluto ai malati.
Il ritorno verso la Piazza, poi, è un crescendo: la discesa “del Mattonato”, con i tronchi che scuotono le ghirlande; piazza Cavour, ai piedi del museo, con la statua che pare abbracciare il mare e le campagne; l’emozione della salita del Corso, tra gli spari, mentre il campanone saluta a festa l’arrivo in piazza del corteo; l’ultima corsa sino a San Giuseppe, mentre la folla si accalca in quelle due vie che sembrano diventare un teatro.
L’emozione più forte di Tarquinia vive in quell’ora, in quei momenti, in una Domenica di Pasqua che accomuna credenti e non credenti; in cui la pioggia è sempre, solo una minaccia scampata, sino al ritorno del sole, al momento giusto.