di Leo Abbate
Nei giorni successivi alla sconfitta di sabato diverse persone mi hanno rivolto le stesse domande: perché? Che sta succedendo? Non lo so. Non sono un allenatore (grazie a Dio) e nemmeno uno psicologo.
Posso tentare, sulla base di quello che accade in campo, di formulare qualche spunto di discussione e tenterò di farlo (ricordiamoci sempre che il calcio è un gioco) giocando con una tecnica tanto cara ai quotidiani sportivi: quella delle pagelle. Non me ne vogliano i diretti interessati se dirò quello che penso senza finzioni o ipocrisie. Almeno non lo faccio dietro le spalle! E poi, non ho mica la verità in tasca. Dunque cominciamo:
Cardarelli: Il portiere viene chiamato in causa pochi istanti prima della partita, complice un infortunio di Biagioni e in un secondo si prepara mentalmente; gioca con grinta e dedizione, para un rigore salvando i ragazzi da una figuraccia, compie alcuni interventi efficaci, si sgola, si impegna, soffre. Voto 7.
Ciurluini: Incappa nel più forte giocatore della squadra avversaria (il n. 8 Colasanti), che gli crea grossi problemi, ma lui lotta, corre, gli prende le misure sacrificandosi in silenzio con la nobiltà d’animo che lo contraddistingue da sempre. E’ l’amico che tutti vorrebbero avere, il collega con cui tutti vorrebbero lavorare. Modesto, generoso. Voto 8,5.
Meloni: Prima terzino, poi nel corso della gara viene spostato sulla fascia, si impegna, ma non è lui, può giocare con più intelligenza e non riesce, lo sa e si innervosisce commettendo varie ingenuità, ancora lontano dalla forma migliore e da quello che può dare alla squadra. Voto 5.
Ventolini. L’avversario spalle alla porta, nessuna possibilità di tirare, arriva lui e davanti all’arbitro, platealmente, inutilmente, lo trancia a metà. Un film visto e rivisto. Collezionista di ammonizioni e diffide, ha un cervello di primissimo ordine, ma perché non lo usa?? Se lo facesse, sarebbe un grande. Quando lo farà, sarà un grande. Voto 4,5.
Sistoni. Ha lavorato tanto sul suo carattere impetuoso, ha imparato a ragionare di calcio durante la gara, se giocassi a pallone e mi marcasse uno così, mi sposterei in un’altra parte del campo. Il più lontano possibile. E ora, signori, sta imparando anche a dialogare con i compagni! Merita ammirazione, perché vuole migliorarsi e sa di poterlo fare. Voto 7.
Mancini: Accetta poco la panchina ma a volte la merita. Alterna grandi giocate a ingenuità imperdonabili, ma dentro di lui, c’è un grande difensore, di quelli che sanno costruire gioco spingendosi in attacco e far male. Non ha ancora trovato la forma migliore, ma la troverà. Oh, se la troverà! Voto 6,5
Arcorace: Si imbatte in uno forte come lui nel gioco aereo; di solito quando succede questo, fa innervosire l’avversario e lo neutralizza con intelligenza ed astuzia. Stavolta succede il contrario, si fa beccare dall’arbitro e si ritrova nello spogliatoio anzitempo. Non è da lui. Voto 5,5.
Giamundo: Ma perché non alza la testa? Ma perché non gioca con i compagni? Ma perché non passa la palla? Ma perché non ascolta l’allenatore? Una partita nella partita, eppure combatte, anticipa l’uomo, quando ti rincorre ti prende e ti leva il pallone, non protesta mai e non si lamenta mai. Se solo si concentrasse di più! Voto 6.
Lodi: Su questo ragazzo si potrebbe scrivere un libro. Dotato di due piedi di primissimo ordine, al centro del centrocampo, potrebbe far girare tutta la squadra come nessuno, ma sbuffa, si incazza, si lamenta, tiene il pallone fino a che non lo perde. Alterna spunti da giocatore vero a smarrimenti da pivellino. Può ancora diventare grande. Uno dei più grandi, ma deve lavorare tanto su se stesso. E’ generoso, simpatico, impossibile non volergli bene. Voto 4,5.
Forieri: Gioca sulla tre quarti di campo di fronte alla porta e ogni tanto sparacchia un tiro. Su uno di questi, segna un gol inutile ai fini del risultato finale; per il resto, buio totale. Ma dov’è finito il ragionatore che costruendo geometrie intelligenti e pericolose l’anno scorso è stato una delle colonne portanti della squadra? Non è dato saperlo. Voto 4,5.
Rosati. Spalle alla porta, isolato dal resto della squadra, prende un sacco di botte inutili e si lamenta contro la sorte. Si è dimenticato ( perché lo sa molto bene), che la sorte è fatta di vilissimo metallo e che la si può piegare sull’incudine dell’orgoglio, con il martello della volontà. Parla, parla, parla, ma i fatti, dove sono? Voto 4,5.
Fiengo. E’ il giocatore dal più alto rendimento. Ha giocato poco e in quel poco, ha fatto un assist vincente ed un gol decisivo, parla con misura e fa molto, da il massimo e merita ammirazione e rispetto. Non è tipo da lamentarsi, ma si costruisce con le sue mani. Da vero vincente. Voto 7,5
Bonelli: Ha grandi meriti, per essere un allenatore. Tra i quali quello di accorgersi prima degli altri che c’è un problema di spogliatoio, ma ha il torto di credere troppo ai ragazzi quando dicono che problemi di spogliatoio non ci sono ed interviene con due sconfitte ed un pareggio di ritardo. 270 minuti preziosi, persi inutilmente. Adesso risolverà, ma i punti persi, sono punti persi. Voto 5,5 di incoraggiamento.
Beh, questo è tutto quello che vi posso dire, mi rendo conto di non aver risposto ad alcuna domanda, ma non avevo nessuna risposta da dare. Solo qualche idea. Magari pure sbagliata.