Riceviamo e pubblichiamo
Gli ultimi sviluppi della problematica vicenda che riguarda la cessione a privati dello sfruttamento idroelettrico della condotta adduttrice gestita dal Consorzio di Bonifica hanno evidenziato la volontà del Presidente Vincenzo Fava di procedere con la delibera n° 137, nonostante tutte le perplessità emerse riguardo tale “atto autorizzativo”, senza alcuna rivalutazione né nuova discussione della stessa. Un atteggiamento che mi ha profondamente amareggiato, sia per l’indifferenza mostrata riguardo le ragioni tecniche, etiche ed economiche alla base delle osservazioni recentemente presentate in Regione Lazio, sia per la inspiegabile caparbietà nel procedere a favore di interessi privati.
Ricordo ancora una volta che l’opera è stata realizzata utilizzando risorse pubbliche, con la finalità di consentire l’irrigazione dei terreni delle piane di Tarquinia, per cui, se è possibile che la stessa produca energia idroelettrica, i ricavi che si possono ottenere – a mio parere – devono interamente rimanere nella disponibilità dell’Ente che gestisce l’impianto di irrigazione. Il Consorzio di Bonifica con tali ricavi potrebbe ridurre i costi dell’irrigazione, rendendo meno onerosi i costi dei ruoli irrigui che gli agricoltori devono giustamente rifondere all’ente. Sono facili da immaginare le positive ricadute per l’intera collettività se l’Ente riuscisse, tramite gestione propria della risorsa idroelettrica, a ridurre i costi dell’irrigazione.
Durante l’ultimo consiglio del Consorzio di Bonifica, la logica degli interessi dell’Ente è stata sminuita e sovvertita con argomentazioni futili, ipocrite e, sul piano della chiarezza, assolutamente ignorata. Tutto ciò mi ha indotto a sottoporre al Presidente Fava – a mezzo stampa – alcune domande a cui, spero, vorrà rispondere pubblicamente in segno della sua onestà morale ed intellettuale.
Pertanto chiedo al Presidente Fava: chi pagherà il condotto di restituzione in alveo necessario per far funzionare uno dei due impianti idroelettrici progettati, al momento inesistente? Chi pagherà il secondo canale sedimentatore necessario per far si che entrambi gli impianti idroelettrici progettati, funzionino ininterrottamente?
Inoltre, scorrendo il “verbale di accettazione della progettazione preliminare” da lui sottoscritto l’11 Aprile 2014, si legge e si riscontra testualmente:“Il Dott. Fava ribadisce che il Consorzio, come diretta conseguenza della richiesta di estensione all’intero arco dell’anno del prelievo ad uso irriguo, ha intenzione di realizzare lungo il proprio reticolo idrografico, alcuni/e canali/condotte di restituzioni in alveo naturale, e un nuovo canale sedimentatore da realizzarsi in parallelo a quello già esistente”; il Presidente Fava, dove pensa di trovare le risorse economiche necessarie per tali opere? Pensa di attingere ancora dalle tasche dei consorziati, o spera di farseli elargire dalla Regione Lazio? Ferma restando la preghiera di pubbliche risposte, un altro breve giro di domande al Presidente Fava: prima di sottoporre al consiglio di amministrazione l’accettazione della progettazione preliminare dei due impianti idroelettrici, aveva dato incarico di verificare se l’area fosse idonea? Sapeva il Presidente che l’area individuata per l’installazione degli impianti di cui sopra presenta criticità dal punto di vista idraulico? Troverà, il Presidente Fava, la via della trasparenza pubblica per rispondere alle mie domande?
Nell’attesa, medito sull’eventualità delle mie dimissioni dal Consiglio dell’Ente e faccio notare che non si tratterebbe di una defezione d’ordine generico ma, esclusivamente, etica e morale: non sono stato delegato a rappresentare interessi diversi da quelli dei consorziati.
Augusto Torresi