Riceviamo e pubblichiamo
“Con questa mostra, Claudio Capotondi riconferma il suo legame con Tarquinia”. Lo afferma Alessandra Sileoni, presidente della Società Tarquiniense d’Arte e Storia (Stas), promotrice della “personale” dello scultore dal titolo “Poliedrogenesiosmosi”, che sarà inaugurata domenica 16 giugno, alle 17,30, a Palazzo Vitelleschi. “L’esposizione riassume decenni d’intensa attività, dal 2004 al 2023, in cui si è voluto aprire ad altri materiali anche innovativi, senza mai allontanarsi dalla scultura in marmo, rispondendo ad una dimensione simbolica, retaggio di archetipi remoti derivanti secondo Crispoldi dalle sue origini etrusche – evidenzia la presidente della Stas -. Capotondi ha infatti vinto ormai da tempo la sfida verso un’arte da lui stesso considerata non attuale, quale la scultura, vibrandola in diverse forme di manifestarsi e ora la sua volontà di riassumere anni di proficua e assidua produzione, che lo ha portato ad essere stimato uno degli artisti contemporanei più apprezzati al mondo”.
Il cortile e il loggiato del secondo piano del Museo Nazionale Archeologico di Tarquinia accoglieranno una significativa selezione di opere dell’artista: dalle sculture in porfido alla serie di poliedri realizzati in PVC e ai disegni, che evidenziano la costante ricerca artistica dello scultore. “Leggendo l’opera di Capotondi, sia questa un disegno, una piccola scultura o un’opera monumentale, si rimane sorpresi da almeno due fattori – dichiara lo storico e critico d’arte Lorenzo Fiorucci, curatore della mostra -. Il primo è la perizia tecnica, quasi ingegneristica che appare già nella fase ideativa, con una chiarezza di visione che è evidente fin dalle prime bozze progettuali e affinata in modo puntuale, soprattutto nei disegni di medio e grande formato. Il secondo fattore d’interesse è l’inesauribile vivacità creatrice di cui, anche in età avanzata, è capace di elaborare Capotondi. Vitalità che sembra non trovare soluzione di continuità nel suo incessante lavoro che tuttavia segue con evidenza, un filo di estrema coerenza il cui esito era quasi atteso”.
Il direttore del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, Vincenzo Bellelli, evidenzia il rapporto dialettico tra le opere di Capotondi e l’arte plastica etrusca presente nel museo e, allo stesso tempo, la forte differenza tra i due mondi: “I suoi lavori si pongono, sì, in rapporto dialettico con l’arte plastica etrusca circostante, in quanto la “dipendenza” dello scultore dalla materia primordiale è la stessa (la dura pietra e non la morbida terracotta, in cui eccelsero invece veienti e ceretani), ma al contempo si pongono rispetto ad essa in vivo contrasto per quanto riguarda la selezione dell’immaginario e la relazione originaria (tombale) e secondaria (museale) delle opere con lo spazio. La scultura di Capotondi, infatti, bandisce la figura umana, lì dove nell’arte funeraria dell’antica Tarquinia essa è ipostatizzata e si impone nello spazio da protagonista. Nel “mondo” di Capotondi sono invece protagoniste le forme universali dei poliedri e quelle altrettanto universali dei solidi geometrici, proposte e riproposte in un gioco caleidoscopico di varianti”.
La mostra “Poliedrogenesiosmosi” ha il sostegno del Ministero della Cultura, il patrocinio della Presidenza e dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, del Comune di Tarquinia, del Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia, e il contributo della BCC Roma Gruppo BCC ICCREA. Il catalogo dell’esposizione è pubblicato da Edizioni Archeoares. Ringraziamenti vanno a Daniele Sabbatini, Gionni Elisei, Lucio e Pino Lamberti, Giuseppe Giacchetti, Mirko Capotondi, Roberto e Stefano Todini, Alessandro, Francesco e Pietro Scibilia. L’esposizione nel cortile è a ingresso libero; la mostra nel loggiato rientra nel biglietto d’ingresso del museo. Orario di visita: dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19.30, con un ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.