(s.t.) Dopo la tre giorni tra le operazioni di voto e quelle di spoglio, il responso è la necessità di un ballottaggio: una soluzione ritenuta probabilissima nei pronostici, ma quasi nessuna delle previsioni immaginava le dinamiche che invece i risultati hanno messo in mostra.
Sarà la scelta degli elettori tra Sposetti contro Giulivi a decidere chi sarà il prossimo sindaco di Tarquinia e a definire la composizione del consiglio comunale, ma in pochi – anche nello stesso centrosinistra – si aspettavano in questo primo turno un vantaggio così ampio da parte della coalizione di centrosinistra. Proviamo a fornire, perciò, qualche spunto di riflessione, anche se per un’analisi del voto corretta ed efficace servirà uno studio maggiore dei dati e – perché in fondo è quello che davvero conta – sarà necessario aspettare il responso del secondo turno.
Ieri – subito dopo lo spoglio “europeo” e alla vigilia di quello amministrativo – ci eravamo lasciati con tre domande: riuscirà Giulivi a trattenere a sé i voti di centrodestra nonostante gli altri candidati che gravitano nella stessa area politica? Saprà Sposetti confermare il risultato delle forze di centrosinistra? Riuscirà Renato Bacciardi a ricavarsi nei bacini dei due principali competitor una somma di voti sufficiente per arrivare al ballottaggio?
Partiamo dal primo classificato in questa tornata: Francesco Sposetti conferma la sensazione di entusiasmo che aveva diffuso lanciando la candidatura e, assieme alla propria squadra, chiude il primo turno con quasi il 42% dei consensi: non solo la difesa dei voti europei, ma anche un valore aggiunto che si riassume nei quasi 300 voti in più che il candidato ha ottenuto rispetto alla somma delle sue liste.
Chi, invece, fa un passo indietro evidente rispetto alla tornata continentale è il sindaco uscente Alessandro Giulivi, e qui le chiavi di lettura sono due, le stesse che faranno da leit motif alle prossime due settimane. La prima identifica nella divisione del centrodestra la causa del nettissimo passo indietro: è praticamente unicamente nel bacino giuliviano che hanno pescato voti Renato Bacciardi e Martina Tosoni, spingendo il candidato al 25%, meno della metà dei voti riconducibili al centrodestra nella tornata europea. Nel caso fosse questa l’analisi giusta, il compito della coalizione a sostegno di Giulivi sarà ora ricompattare l’elettorato dispersosi e cercare di riportare a sé quella base di centrodestra che Tarquinia ha mostrato di avere nella notte di domenica.
L’altra lettura è più dura, sia in termini di valutazione politica che in ottica secondo turno, e si configura in una bocciatura del sindaco uscente da parte dei cittadini: in fondo, Giulivi è l’unico dei cinque candidati ad avere un saldo negativo tra i voti delle sue liste – che hanno totalizzato oltre 2.600 preferenze – e quelli al candidato, fermi poco sopra le 2.400. In questo caso, immaginare un ballottaggio equilibrato sarebbe più complicato e il compito politico della coalizione in queste due settimane sarebbe più complicato.
A dirci quale delle due interpretazioni sia la più corretta saranno, di nuovo, le urne, di fronte alle quali i candidati partiranno di nuovo numericamente alla pari. E qui si apre il capitolo apparentamenti: ce ne saranno? Inutile perdersi in tante considerazioni. Da sottolineare ci sono due risultati lusinghieri, ma solo in un caso forse sufficienti per raggiungere l’obiettivo annunciato. Senza simboli di partito e con una campagna elettorale partita addirittura dopo la presentazione delle liste, Renato Bacciardi sfiora il ballottaggio, lontano una manciata di voti. Martina Tosoni, invece, dovrebbe poter entrare in consiglio comunale: si attendono le conferme da parte della commissione elettorale.