Riceviamo e pubblichiamo
La siccità non è superata. Non sono bastate le poche piogge e le scarse nevicate a ricostituire i bacini idrici del Lazio duramente messi alla prova dagli effetti devastanti della scorsa estate. La conferma è arrivata da Rieti che ieri, su iniziativa del Consorzio Lazio Nord, nato dalla fusione tra Acquapendente e Reatino, ha ospitato gli stati generali dei consorzi di bonifica. “La mancanza di acqua non è più una emergenza, ma una condizione abituale e strutturale per cui la risposta non possono essere i risarcimenti (nel 2017 l’agricoltura laziale ha subito perdite accertate per 415 milioni di euro) ma una programmazione di attività e di opere pubbliche che consentano ai consorzi di garantire il servizio irriguo a ogni latitudine della regione” ha auspicato Luciana Selmi, presidente di Anbi Lazio. Il bacino del Mediterraneo risulta essere uno di quelli destinati a soffrire più di altri gli effetti dei mutamenti climatici dovuti al surriscaldamento del pianeta “per cui – ha detto Lorenzo Sangelantoni dell’università de L’Aquila – è bene incentivare la costruzione di invasi per immagazzinare acqua piovana”. Le parole d’ordine, tanto per i consorzi, quanto per i gestori delle reti idropotabili, sono il risparmio dell’acqua e la ottimizzazione gestionale anche attraverso la riparazione delle reti che, in qualche caso, arrivano a disperdere, a causa di vetustà degli impianti e guasti alle condotte, fino al 70% della risorsa idrica. “Costruite acquedotti e nuove reti di distribuzione per assicurare alle aziende agricole la possibilità di irrigare i raccolti e salvaguardare i redditi. Non si può sempre improvvisare. Serve un piano strutturale di potenziamento dei servizi” ha detto David Granieri, presidente Coldiretti Lazio. “È quello che faremo perché ora abbiamo le risorse per farlo” gli ha fatto eco l’assessore regionale Fabio Refrigeri, citando l’accordo per cui Ato2 (Roma) girerà a Ato3 (Rieti) 7,5 milioni di euro all’anno come ristoro per l’utilizzo dell’acquedotto del Peschiera. “Faremo la nostra parte perché il Lazio disponga di un vero servizio idrico integrato – ha aggiunto Refrigeri – ma i gestori del servizio idrico devono impegnarsi nell’efficientamento di reti e impianti. Perché se le condotte non perdono, non sarà più necessario captare acqua dal lago di Bracciano. È altresì giusto che i gestori riconoscano una quota dei proventi ai consorzi di bonifica”. “Efficientare – ha spiegato Massimo Pompili, università La Sapienza – significa ammodernare gli impianti di pescaggio dell’acqua a uso irriguo. Oggi il servizio ha costi energetici elevati. L’ammodernamento degli impianti consentirà – e il consorzio Lazio Nord rappresenta un progetto pilota – di abbattere fortemente la bolletta elettrica con risparmi tra il 42 e il 58%. In soldoni passare da 400mila a 240mila euro di spesa annua”. Il consorzio di bonifica Lazio Nord (Viterbo e Rieti) conta 11.000 ettari di superficie agricola e 2.100 consorziati. I bacini del Bolsena e del Velino sono ricchi di acqua “ma se siamo riusciti ad assicurare il servizio irriguo per tutta l’estate – ha commentato Paolo Burla, direttore del Val di Paglia – il merito è anche dei 500 interventi di manutenzione effettuati sulla rete per riparare le perdite e mantenere gli impianti nella massima efficienza”. Per elevare la qualità dei servizi e delle prestazioni agli utenti il consorzio Lazio Nord ha avviato progetti per un investimento di oltre 23,5 milioni di euro. A moderare i lavori è stato Vincenzo Gregori, direttore della Bonifica Reatina. A chiudere la sessione è stato il professore Fabio Marco Fabbri, sub commissario del consorzio Lazio Nord, che ha ricordato come “nel mondo si stiano oggi combattendo 343 guerre per il controllo delle riserve di acqua”.