Riceviamo dal Comitato SOLE e pubblichiamo
Questa volta Madre Natura ha parlato più forte delle altre volte. Non è la “semplice” alluvione che allaga dove passa o il “normale” tornado che distrugge boschi o l’incendio devastante ed inarrestabile come quello dell’Australia, eventi a cui ormai siamo abituati.
Questa volta è Pandemia mondiale. Un terrificante virus che è vissuto chissà per quanto tempo nel cuore delle foreste più sperdute, trova la strada spianata dalle deforestazioni selvagge (per es. fare posto alle piantagioni di palme per fare l’olio) e arriva fin dentro le metropoli e si trasmette in un attimo dall’animale all’uomo.
La globalizzazione ha fatto il resto. Ci siamo dentro fino al collo e stiamo pagando un caro prezzo in termini di perdite di vite, danni sanitari e danni economici a venire. Forse per chi non l’avesse capito è arrivato il momento di rivedere il nostro stile di vita ma soprattutto il modo di produrre che tanto piace ai santoni del liberismo sfrenato. E allora ci aspettiamo che una volta usciti da questa emergenza ci si rivolga con la stessa enfasi con cui i nostri governanti lo hanno fatto in occasione del Covid 19. Ci aspettiamo che si faccia riferimento al buon senso che tanto ci è stato richiesto. Ci aspettiamo che i grandi scienziati che hanno distrutto la Sanità pubblica se ne vadano. Se ne vadano in pensione, gliela paghiamo noi cittadini, come abbiamo sempre fatto. Ma ci aspettiamo soprattutto che i grandi paroloni con cui la politica, tutta, quella nazionale e quella locale, si è riempita la bocca si trasformi in realtà. “NEW GREEN DEAL” nuovo accordo per l’ambiente.
Venga rivisto il Piano Energetico Nazionale. Non si può passare dall’utilizzo del carbone a l’utilizzo del gas. Non è decarbonizzazione. Il gas è un fossile e non andrà assolutamente a ridurre la produzione di CO2 che è tanto responsabile dei cambiamenti climatici in atto. Sappiamo che un nuovo modello energetico non si può applicare dall’oggi al domani, ma sappiamo quanto sia importante partire verso la giusta direzione.
Noi del Comitato S.O.L.E. ci siamo e siamo pronti. Abbiamo il nostro piano per Civitavecchia. Parte dal porto. Lo abbiamo chiamato “PORTO BENE COMUNE”. Si tratta di un progetto di ambientalizzazione del porto di Civitavecchia con accumulo di energia attraverso l’idrogeno da fonti rinnovabili. Il progetto si sviluppa su due piani, uno di ricerca (il porto come laboratorio per testare su scala significativa soluzioni innovative) e l’altro sul piano applicativo basato sull’implementare in larga scala le tecnologie che riguardano la produzione di elettricità da rinnovabili, la produzione e lo stoccaggio dell’idrogeno e distribuzione e mobilità a zero emissioni per migliorare progressivamente l’impatto ambientale del porto.
Pensiamo che l’Autorità Portuale si debba assumere tutte le responsabilità del caso e debba fare da traino e da tramite anche verso quelle realtà imprenditoriali che già operano all’interno del porto, compresa la cantieristica navale. Facciamo nostro il grido d’allarme dei lavoratori e siamo per la difesa dell’occupazione dentro il porto. Pensiamo che l’Enel debba farsi carico di questo progetto, dando vita ad una grande opera di bonifica del territorio, dopo settant’anni di sfruttamento, pensiamo sia legittimamente dovuto. Ma altre realtà imprenditoriali potrebbero essere direttamente interessate. Fincantieri, Grimaldi, SNAM, Erg, senza trascurare il coinvolgimento di Università come quella locale della Tuscia, La Sapienza ed enti di ricerca come ENEA e il CNR.
Civitavecchia attraverso il suo porto si candida ad essere polo sperimentale di eccellenza, fornire possibilità di sviluppo economico all’intero comprensorio, posti di lavoro di qualità, ambiente sano e salute. La direzione è questa, altrimenti i sacrifici e la sofferenza di questi giorni saranno stati inutili e ci dovremmo preparare ad altre catastrofi.