Riceviamo e pubblichiamo
“Grazie a un nostro concittadino, che ha collaborato con l’Amministrazione, abbiamo instaurato un canale diretto con il capo della struttura tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti” – queste le parole del Sindaco di Tarquinia, che a inizio anno annunciava che il nuovo ponte sul fiume Mignone sarebbe stato anticipato nel lotto 6A. Il motivo di tanto ottimismo la lettera datata 31 dicembre 2014 e firmata da Ettore Incalza.
Un canale diretto con Ettore Incalza che firmava quella lettera nel suo ultimo giorno di lavoro; un canale che immaginiamo si sia ormai interrotto. Sì perché da martedì il contatto al Ministero, tanto cercato dal Sindaco di Tarquinia e infine trovato grazie al misterioso concittadino, è in carcere, al centro di un sistema corruttivo che ruota intorno alle Grandi Opere. Oggi basta cercare il suo nome e lo troverete nelle prime pagine di tutti i giornali nazionali, insieme a quello di Maurizio Lupi, il ministro che tanto vuole la nostra autostrada, e a quello di Antonio Bargone, presidente della Sat, Società Autostrada Tirrenica.
Quando si dice che un’opera è di importanza strategico nazionale c’è da stare attenti e da chiedersi strategica per chi. Fortuna che come Comitato abbiamo imparato a non fidarci delle parole, né possiamo permetterci di credere alle promesse; per questo abbiamo contattato gli uffici indicati nelle lettere tra Sat e Ministero seguite a quella firmata da Incalza e siamo riusciti, senza l’intercessione di misteriosi cittadini, a essere ricevuti.
Proprio martedì una delegazione del Comitato, insieme a Nicola Caracciolo (Italia Nostra), ha incontrato il Direttore Generale per la Vigilanza sulle Concessioni Autostradali, l’Arch.Mauro Colella, presso il Ministero delle infrastrutture. Lo scopo dell’incontro era capire che peso avesse lo scambio di lettere tra Sat e Ministero e che possibilità ci fossero realmente che tutte (non una parte) le opere contenute nella variante al lotto successivo dell’autostrada Tirrenica, il 6B, venissero anticipate nel lotto 6A prima della sua entrata in esercizio. Abbiamo chiarito che le opere di vitale importanza per la comunità di Tarquinia che vive intorno al fiume Mignone sono il nuovo ponte e le due complanari di collegamento verso nord fino alla zona Taccone, e la complanare verso sud fino all’innesto con l’autostrada (indispensabile per gli spostamenti verso Civitavecchia e Roma), che invece mancavano nelle lettera di SAT indirizzata al Ministero. Abbiamo illustrato inoltre altre criticità del progetto autostradale che riguardano le zone interno al fiume Marta, come la “strada del Pidocchio”.
Siamo stati ricevuti in tempi brevissimi e gli interlocutori erano informati e consapevoli che la comunità di Tarquinia non vedrebbe garantito il diritto alla mobilità senza le suddette complanari. Abbiamo ottenuto alcune risposte verbali ma è ancora necessario chiedere garanzie scritte sui tempi di realizzazione delle opere in questione, garanzie tali da poter finalmente rassicurare tutti i residenti.
Ci sono voluti quasi 4 anni perché il Sindaco di Tarquinia presentasse al Ministero quelle richieste che non risultano agli atti della Conferenza dei servizi del 2010, l’unico momento in cui si poteva e si doveva pretenderle. C’è voluta la fatica e la perseveranza dei cittadini residenti perché il problema venisse alla luce, insieme abbiamo chiesto che questa ingiustizia fosse sanata in ogni ufficio e presso ogni istituzione competente; oggi ci auguriamo che il Ministero si assuma la responsabilità di dare una risposta definitiva e soddisfacente alle richieste del territorio e confidiamo che queste arrivino prima del 12 maggio, data prevista per la discussione del ricorso al Consiglio di Stato. Se è vero che c’è la volontà di farlo, non sarà un problema affermarlo in maniera inequivocabile.
Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia