Riceviamo e pubblichiamo
Apprendiamo dalla stampa che i consiglieri comunali del PD hanno presentato una mozione urgente per invitare il comune di Civitavecchia a richiedere ad Enel “l’immediata corresponsione della somma di 10 milioni di euro all’anno come risarcimento sociale della sua presenza sul territorio”. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, verrebbe da dire.
Non sappiamo a quale titolo, secondo la logica dei presentatori, ENEL sarebbe tenuto a sborsare 10 milioni di euro al Comune di Civitavecchia, ma che questi vengano concepiti come frutto di un accordo/convenzione o piuttosto rappresentino la quantificazione economica di interventi di “compensazione sociale”, in entrambi i casi è certo che sull’altra piatto della bilancia c’è sempre e comunque la salute dei cittadini considerata, evidentemente, dai consiglieri in questione di ben poco valore, vista peraltro l’esiguità della richiesta a fronte degli enormi profitti derivanti dalla centrale a carbone.
Basta, solo per fare un esempio, pensare ai maggiori guadagni resi possibili dalla possibilità, assentita con l’AIA del 2013, grazie alla mancata apposizione di idonee prescrizioni da parte dell’allora sindaco, oggi consigliere e firmatario della mozione, TIDEI, di utilizzare un carbone con una percentuale di zolfo <1% qualitativamente peggiore, che, per tale motivo, costa circa 20 euro a ton in meno, differenza che per 4.500.000 ton. produce un risparmio sulle spese di circa 90 milioni di euro.
L’unica trattativa che un’amministrazione comunale che abbia realmente a cuore la salute della comunità amministrata può avviare nei confronti di ENEL, nelle more del riesame dell’AIA, è quella inerente la riduzione del carico inquinante tramite, come minimo, una diminuzione delle ore di funzionamento e delle quantità di carbone bruciato.
Ricordiamo che dalla ciminiera della centrale escono ogni ora 6.300.000 mc di emissioni (dati VIA 680/2003), che per 1.500 ore di maggior funzionamento fanno 9 miliardi 450 milioni di mc di emissioni in più all’anno e che, relativamente al monossido di carbonio, i cui limiti consentiti sono tre volte superiori a quanto consentito dalla normativa vigente, un aumento della sua concentrazione di 1mg/nm3 corrisponde ad un aumento dell’1% della mortalità totale in particolare per malattie cardiovascolari. I conti, sia sanitari che economici, delle ricadute sulla salute, anche semplicemente in relazione a tale aspetto, sono facilmente desumibili.
Certo non ci si può aspettare che chi ha fatto prima di tutto per far riconvertire la centrale di TVN a carbone e successivamente ha consentito un incremento dell’esercizio, si occupi ora di “sottigliezze” quali la salute dei cittadini, che continua a peggiorare anche grazie a quella politica che monetizza il danno alla salute, cercando anche di convincere l’opinione pubblica del primato dei soldi sul diritto alla salute, con la speranza di aprire un conflitto tra la popolazione.
Del proprio agire ognuno risponderà davanti alla storia e alla propria coscienza; ma è indubbio che nell’attuale chi si rende responsabile della svendita della salute dei cittadini dovrà risponderne a coloro che con i propri corpi costituiscono i dati “sensibili e senzienti” delle statistiche rese note dai monitoraggi epidemiologici. Noi saremo sempre presente per ricordarglielo.
Movimento Nocoke Altolazio