Riceviamo e pubblichiamo
Un percorso affascinante alla scoperta dell’antica città etrusca. È “Civita aperta”, la manifestazione giunta quest’anno alla seconda edizione, che si terrà il 24 e il 25 settembre, nell’ambito di “Tarquinia a porte aperte”.
A cura della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale e dell’Università degli Studi di Milano, “Civita aperta” è organizzata dal Comune di Tarquinia (assessorato alla cultura), dalla Provincia di Viterbo, dall’Università Agraria di Tarquinia, dal Politecnico di Milano 1863, dall’IISS “Vincenzo Cardarelli”, dal liceo classico “Giovanni Prati” di Trento, dalle associazioni Amici delle Tombe Dipinte di Tarquinia, Archeologicamente, Artetruria e Fontana Antica.
In quattro postazioni fisse dislocate sul pianoro della Civita esperti delle associazioni locali e dell’Università accoglieranno il pubblico dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle 17 (ingresso libero, inizio delle visite ogni ora). Gli studenti dell’IISS “Vincenzo Cardarelli” accompagneranno i visitatori, illustrando le emergenze visibili con uno sguardo sul territorio e sulla cultura degli Etruschi. Gli studenti saranno affiancati dai membri dell’Associazione Fontana Antica.
Nella postazione al santuario dell’Ara della Regina si potrà ammirare il più grande tempio degli Etruschi attraverso le sue numerose fasi di vita, dagli inizi del VI secolo a.C., che le ricerche dell’Università degli Studi di Milano hanno messo in luce I maestri costruttori hanno ingrandito la sommità del pianoro con un imponente basamento su cui si sono avvicendati almeno quattro grandi momenti architettonici. Fa parte delle fasi più antiche un pregevole muro policromo di contenimento e recinzione e delle più recenti la grande terrazza adibita a luogo di memoria. Nella storia del monumento si inseriscono i famosi Cavalli Alati e le terrecotte superstiti che fanno parte del frontone del Tempio III risalente all’inizio del IV secolo a.C.
Nella postazione della Porta Romanelli si potrà apprezzare il circuito delle mura. La maestosa porta, che prende il nome dal famoso archeologo Pietro Romanelli che scavò il Pianoro nella prima metà del secolo scorso, danno conto del rapporto dell’antica città etrusca con il fertile territorio retrostante. Una volta entrati lo spazio si chiude subito con uno stretto passaggio fiancheggiato da alte murature che portano in città, proprio dove si uniscono il Pian della Regina e il Pian di Civita.
Si tratta di un punto nodale dove si percepisce la sapiente regia urbanistica che dotò di mura la città laddove era necessario, anche per terrazzare e assicurare la fragile stabilità dei versanti, lasciando invece alla conformazione naturale la delimitazione della città verso il mare.
Nella postazione del “complesso monumentale” verranno anche illustrati due aspetti delle ricerche ancora in corso:
– i risultati di scavi e ricerche, iniziati nel 1982, che hanno permesso di far luce su numerosi aspetti della cultura e della storia etrusca, data la rilevanza di Tarquinia nel divenire di questa civiltà. Il “complesso monumentale” è infatti una delle più antiche aree sacre etrusche. La continuità di vita è accertata stratigraficamente, dalle origini dell’aggregazione del nucleo urbano (X sec. a.C.) all’Epoca Imperiale, e l’indagine può basarsi sulla verifica della ricorrenza di fenomeni che si ripetono costanti nel tempo (circa 1000 anni) e nello spazio (più di un quarto di ettaro). La sistematicità e continuità delle campagne di scavo, cui partecipano specialisti nazionali e internazionali di formazione interdisciplinare, hanno garantito l’inquadramento di evidenze e rinvenimenti nel divenire storico e hanno permesso di definire con chiarezza fatti ed eventi caratterizzanti vita, apogeo e declino dell’antica metropoli etrusca;
– i monumenti, attualmente in corso di scavo e quelli messi in luce dagli archeologi alla fine del XIX e nel XX secolo, sono dislocati su una superficie di circa 90 ettari, considerando il Pianoro della Civita indipendentemente da quelli circostanti. Dal 2012 l’Università degli Studi di Milano, su incarico della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, sta conducendo un programma di recupero delle emergenze archeologiche del Pianoro della Civita in collaborazione con il Politecnico di Milano. Straordinari risultati derivano dalle letture integrate tra le mappe, elaborate dal XIX secolo, la fotografia aerea e la tecnologia LiDAR, che ha permesso di ottenere il primo modello tridimensionale di una città antica.
Per l’iniziativa, Skylab Studios ha realizzato un qr code per visitare e condividere un virtual tour del Pianoro della Civita.