Riceviamo da Luigi Caria e pubblichiamo
E’ certamente una situazione inedita quella che stiamo vivendo, sia a livello italiano che nel mondo. La pandemia ha oggettivamente coinvolto in modo simile, ad ogni latitudine, le popolazioni del mondo. Tuttavia, nulla cambia rispetto alla nostra precisa analisi che abbiamo assunto circa la realtà, italiana ed occidentale, della crisi capitalistica che è in corso. Infatti, qualunque intervento, proposta, iniziativa di lotta (nelle differenti forme possibili) che non parta dal’assunto che la crisi “non è crisi dovuta alla pandemia”, semmai è “manifestamente evidenziata ed esasperata dalla pandemia”, sarebbe un errore di analisi e, soprattutto, un regalo alla classe padronale, al capitalismo in Italia e d’occidente. Dunque, anche tutte le nostre attività, di sensibilizzazione, di attenzione al’intreccio Festa dei Lavoratori/ Giornata di Lotta che rappresenta il Primo Maggio per noi comunisti, ha l’impegno della attualità. Per questo, pur non arretrando sulla possibilità di vedere i lavoratori, i senza lavoro, perfino le classi medie depauperate economicamente e socialmente, attivamente sostenuti dalla rete in ri-costruzione di welfare abbondantemente falcidiato negli anni; non di meno non rinunciamo alla critica dura, al contrasto netto contro tutte le politiche di “sostegno all’economia”. Infatti, il modificare – ORA – le regole per allargare i cordoni della borsa; il possibilismo camuffato da Grande Piano economico europeo che nasconde – ORA – il “pagherete dopo”; sono esattamente concreti aiuti al capitalismo europeo e perciò italiano. E, in quanto aiuto al padronato nazionale e internazionale, dell’economia cosiddetta reale come di quella finanziarizzata, è immediatamente antagonista e sfruttatrice dei lavoratori e dei senza lavoro. Prova ne sono stati e sono i famosi provvedimenti di distanziamento sociale, validi per i comportamenti individuali, salvo che per le esigenze di produzione.
E, sia chiaro, che anche i tentativi di ri-concordare gli aspetti della sicurezza sul lavoro in fase di emergenza sanitaria, se davvero adottati, alla fine saranno pagati – in termini di stress personale e di cassa economica – da chi lavora e paga le tasse. Per questo il ruolo che ci assumiamo, come Partito Comunista Italiano, in questo 2020, è quello coerente di stare dalla parte dei lavoratori: siano essi già consapevoli e vicini e compenetrati nella lotta strategica che conduciamo per il ribaltamento del capitalismo; oppure lavoratori che stanno sopportando vessazioni e ricatti come nelle grandi aziende produttive che ostacolano perfino la sindacalizzazione dei dipendenti; oppure i tanti, troppi, senza lavoro o col lavoro saltuario. Questa scelta di stare coi lavoratori e a sostegno dei lavoratori e delle classi deboli e degli ultimi, è consapevolmente assunta da noi comunisti come il punto di partenza per la lotta più generale, e, in questa fase storica, il modo per riaffermare la necessità di far radicare, vivere, prosperare, al fianco dei lavoratori una organizzazione comunista che non tradisca né le origini, né gli obiettivi. Per questo, il nostro Primo Maggio con gli sfruttati è riaffermazione della ricostruzione del Partito Comunista Italiano. Le vittime della pandemia, nel sistema capitalistico che ha scelto il “privato è bello” il pubblico è un di più, sta dimostrando che la scelta primaria dei comunisti che addita il privato, i capitalisti, come coloro che in nome della accumulazione del denaro passano sopra le vite degli altri esseri umani, è una denuncia giusta. Per questo solidali con le vittime, al fianco di chi lavora e rischia e soffre, noi siamo fieri di schierare il Partito Comunista Italiano. Col suo agire solidale tra gli ultimi, col suo portato rivoluzionario di cambiamento dello stato di cose attuali, con la sua passione di migliaia di comunisti in tante, tante, parti del nostro Paese e della nostra regione. Come piccolo segno di visibilità, invitiamo i compagni e i lavoratori, dove possono, di esporre e far sventolare i simboli del lavoro e del PCI.
Segreteria provinciale PCI
Luigi Caria