Si è svolta mercoledì 15 marzo in Regione Lazio la prima conferenza dei servizi finalizzata a ottenere, da parte della società Geothermics Italy, l’autorizzazione a effettuare due pozzi geotermici nel territorio del Comune di Caprarola: uno in località Li Piani e l’altro in località Servelli. Oltre ai Comuni di Caprarola e di Carbognano e alla Provincia di Viterbo, erano presenti rappresentanti di associazioni, tra cui Legambiente, e i legali dei proprietari dei terreni oggetto dell’intervento.
Durante la conferenza dei servizi, questi soggetti hanno espresso la più totale contrarietà alla realizzazione dei pozzi geotermici e in particolare il sindaco di Caprarola, Eugenio Stelliferi, ha ricordato che il Decreto Legislativo 387/2003, cita, tra le aree da considerare non idonee alla costruzione e all’esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili, quelle aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, Dop, Igp e produzioni tradizionali). Infatti, l’area su cui dovrebbe aver luogo l’attività di ricerca geotermica è completamente interessata dalla coltivazione e produzione della nocciola gentile romana Dop, produzione tradizionale dell’area in questione e di alta qualità.
“E’ opportuno sottolineare che la produzione della nocciola gentile romana – spiega Stelliferi – rappresenta la primaria fonte di reddito dell’intero territorio e un intervento fortemente invasivo, come certamente risulterebbe l’installazione di pozzi geotermici esplorativi, metterebbe fortemente a rischio il delicato equilibrio raggiunto, comportando gravissimi ed irreversibili danni all’economia locale e dell’intera Tuscia. Quindi esprimiamo la nostra ferma contrarietà all’installazione sul nostro territorio dei pozzi esplorativi geotermici sopra specificati e chiediamo alla Regione Lazio di prendere le iniziative di propria competenza presso i competenti Ministeri affinché vengano sospese tutte le procedure per le autorizzazioni delle concessioni per la ricerca e la coltivazione delle risorse geotermiche a media e alta entalpia. Tutto ciò fino alla predisposizione di una carta idrogeotermica regionale, così come prevista dal comma 3, dell’articolo 5, della L.R. n° 3 del 21 Aprile 2016, che identifichi le aree potenzialmente sfruttabili tenendo presente che siamo in presenza di un territorio, il nostro, dalla forte vocazione agricola e turistica”.