Riceviamo e pubblichiamo
Sono passati ormai tre mesi da quando, su posizioni differenti, ci siamo confrontati in un congresso che aveva il compito di promuovere un nuovo gruppo dirigente dopo la sconfitta elettorale. Sappiamo tutti come si è concluso quell’appuntamento: un esito che non ha prodotto il risultato sperato ma uno doloroso per entrambi, oltre che per la nostra comunità.
Non è questa l’occasione per una valutazione condivisa sul congresso, né lo spirito di questo appello vuole apparire come il tentativo di fare finta di nulla. Siamo consapevoli della situazione, di ciò che è stato, degli errori e dell’importanza di quel passaggio. Tant’è che ad oggi siamo fermi, immobili, inermi di fronte ad una situazione che se non “presa di petto” rischia di generare ulteriori difficoltà.
Ci siamo domandati in questi giorni cosa potevamo fare noi, che siamo stati i protagonisti di quella vicenda che ha aggiunto alle divisioni già esistenti ulteriori divisioni, rovinato rapporti politici e talvolta umani, indebolito completamente il PD. Oggi il rischio è che quell’indebolimento diventi cronico o, peggio ancora, la paura che abbiamo è che il PD scompaia completamente. La risposta che ci siamo dati è di provare a ricominciare avendo in testa l’urgenza del voto e l’imminente campagna elettorale. Ci siamo detti che se vogliamo bene al PD e a Montalto di Castro dobbiamo essere più forti delle nostre difficoltà, dei nostri limiti e dei nostri errori.
Questo tempo ci consegna un problema immenso perché dimostra la debolezza della nostra funzione politica e quindi la debolezza della nostra identità, e, con essa, la fragilità del nostro senso di appartenenza. Abbiamo l’obbligo di essere sinceri. Sull’elenco dei problemi chiave per il futuro della nostra cittadina – dal lavoro alla questione dell’arsenico, dalla messa in sicurezza del Fiora al rilancio dell’economia e del turismo – la nostra proposta non c’è , e laddove c’è, non è percepita come credibile, perché non è chiara perché non esiste un gruppo dirigente che la sostiene. Mai come oggi, prima di parlare di problemi interni lontani anni luce dal comune sentire, dovremmo pensare alla nostra alleanza con i cittadini, al patto che dobbiamo tornare a stringere con l’elettorato, specie in un momento in cui ci presentiamo forti di un progetto di cambiamento radicale della politica e del Paese.
Avremmo dunque bisogno di tornare a parlare di questo superando, almeno in questa fase cosi’ importante e decisiva, le lotte intestine che ci hanno dilaniato. Noi ci siamo, vogliamo esserci e vogliamo provare a mettere da parte una volta tanto “le beghe interne”. E a questo, con molta franchezza, lo schema ragione – torto non serve a nulla, non dà risposte. Spesso la parola ragione viene usata proprio perché non si hanno idee nuove: si soddisfano le platee di tifosi ma non cambia in nulla la percezione che si ha di noi.
Quello che possiamo fare, in fondo, è semplice. È più faticoso, ma è semplice: continuare a pensare, sempre; arruolarsi: mai. Perché quando la corsa a mettersi una casacca prevale su tutto il resto, il progetto del PD entra in crisi. Noi vogliamo tornare a farlo vivere con maggior vigore e forza, e per questo, ci rendiamo nuovamente disponibili a dare il nostro semplice ma convinto contributo. Ricominciare dal voto e da una netta, seppur complicata, vista la nostra situazione, affermazione del PD. Questo sia per offrire il giusto contributo alla battaglia di Bersani e Zingaretti sia per dare una prospettiva al nostro Partito a livello locale. E’ il momento della responsabilità. Noi non ci tireremo indietro.
Elisabetta Bronzetti e Fabio Valentini