Le Lettere a Lucilio, di Lucio Anneo Seneca sono una delle più famose e ristampate opere della latinità. Le risposte di Lucilio al filosofo, invece, si sono perse nei meandri polverosi della storia e nessuno ha mai avuto la temeraria idea di immaginarle, magari mettendole nero su bianco. Ma la fiducia ben riposta nelle proprie possibilità non manca a Marcello Veneziani il quale, nel suo nuovo romanzo edito da Mondadori Vivere non basta, lettere a Seneca sulla felicità, immagina che il crollo della casa del Moralista, a Pompei, avvenuto nel 2010, abbia portato al ritrovamento dell’epistolario perduto tra Lucilio e Seneca. Le venti lettere che compongono il romanzo, infatti, prendono spunto dai principali temi senechiani, dalla felicità alla fortuna, dall’amore al potere, dalla morte al rapporto tra padri-figli, dando loro carne e sangue attraverso l’esperienza di vita dell’autore.
Nello splendido – e, nell’occasione, gremito – scenario del chiostro del Monastero delle Benedettine, a Tarquinia, Marcello Veneziani e la sua opera sono stati apprezzati protagonisti di Book&Wine, la rassegna organizzata dall’Università Agraria di Tarquinia in cui a far da contorno alle parole ed alle riflessioni degli autori si aggiungono vini d’eccellenza, in grado di stimolare curiosità e convivialità tra i numerosi presenti.
E così, con in bocca il sapore di Falanghina e Greco di Tufo di Campania, o del Negramaro Rosato pugliese – la cui degustazione è stata, come sempre, magistralmente anticipata e guidata dagli esperti sommelier della FISAR – il direttore artistico De Pascalis ed il pubblico si son fatti condurre dall’autore in riflessioni sulla vita che non hanno mancato di suscitare discussioni.
Di fronte agli aspetti più meschini dell’umana avventura, al Veneziani-Lucilio del romanzo restano poche ma salde certezze: l’amore per la vita dedicata a qualcosa che la sopravanzi; la consapevolezza che c’è un momento in cui, con il succedersi delle generazioni, si smette di essere individui e si torna ad essere “specie”; la certezza della funzione salvifica della scrittura.
E, di fondo, una riflessione più generale sulle “etichette” di stampo politico che troppo spesso paiono catalogare, in maniera pregiudizievole – gli interpreti della vita pubblica, sociale ed intellettuale. Un concetto, questo, introdotto nell’introduzione alla serata dal presidente dell’Università Agraria Alessandro Antonelli, e con simpatia sintetizzato da Veneziani in una battuta: “Il mio essere intellettuale di destra – ha spiegato – è stato per me un doppio problema, perché gli intellettuali non mi perdonano di essere di destra, e gli uomini di destra non mi perdonano d’essere intellettuale!”.