Vi è mai capitato di leggere un libro, lasciarvi trasportare dalla storia, assaporare le sue parole ma allo stesso tempo sentire come una sorta di mancanza? Siete lì, vi state godendo il momento ma c’è qualcosa che non va, vorreste un elemento che completasse il senso di quello che state leggendo: la musica.
Chi l’ha detto che solo i film possono avere una colonna sonora? Perché non aggiungere l’ascolto di un brano che si adatti a pennello alle vicende dei protagonisti dei vostri libri preferiti? Noi ci abbiamo provato ed è così che, da due grandi passioni fino ad ora rimaste isolate, è nata la rubrica Book Notes.
Ora non vi resta altro che munirvi di un qualsiasi dispositivo che vi permetta di sentire le canzoni proposte mentre leggete le recensioni e il gioco è fatto.
The Beatles – “All things must pass” on Spotify
di Francesca Quondam Vincenzo
“Le storie migliori sono quelle che ci seducono da bambini e crescono con noi, fornendoci nuovi significati a ogni rilettura […] Come le canzoni dei Beatles, che cominciano a sedurti con i «yeah, yeah, yeah» di She Loves You e ci accompagnano con delicatezza, rispettando la nostra evoluzione, fino a offrirci la possibilità di contemplare l’immensità del tempo tutto in una volta mentre suona l’orchestra di A Day in the Life.”.
“Kamchatka o morte”, questo è uno dei motti quando si gioca a Risiko, perché pur essendo un minuscolo puntino nella grande mappa della nostra scalata al potere, la piccola penisola russa che si affaccia sul Pacifico sembra essere inespugnabile.
Anche per il piccolo Harry, il cui vero nome non ci è dato di sapere, la Kamchatka rappresenta un mito sin dalla tenera età, un luogo che ricorda il clangore delle spade, il campo su cui contendersi la gloria, l’ultima parola pronunciata da suo padre prima di scomparire per sempre come tanti prima e dopo di lui.
Perché la vera lotta, il vero atto di sopravvivenza evade i confini del tabellone e si gioca tra le strade di un’Argentina degli anni ’70 in cui sempre più spesso la vita pretende dei sacrifici per continuare a scorrere. Sacrifici che Marcelo Figueras racconta attraverso gli occhi di un bambino, con la delicatezza, la leggerezza e l’ingenua sincerità di cui solo l’infanzia è capace. Mentre percepiamo l’orrore di quegli anni, grazie alle parole di Harry, ci vengono strappati sorrisi e vere e proprie risate in grado di ricordarci che sì, tutte le cose devono passare.
Il brano “All things must pass” fa parte del primo album da solista di George Harrison dopo lo scioglimento dei Beatles. In realtà fu scritto nel 1968, quando ancora i Fab Four erano uniti . Nel 1969 il gruppo fece anche dei tentativi di registrazione e, anche se infine fu abbandonato, il demo venne comunque incluso nella raccolta Anthology 3 (e considerato l’amore smodato per i Beatles del nostro piccolo protagonista ho scelto di proporvi proprio questa versione).
L’obiettivo del pezzo era quello di riflettere sulla natura transitoria dell’esistenza umana, ma grazie alla combinazione tra testo e musica ci sentiamo cullati dolcemente in un grembo di possibilità che ci fanno credere che ci sia un senso di armonia e bellezza anche nei momenti più cupi.
Perché “a mind can blow those clouds away“, anche se le nuvole sono un colpo di Stato che ti costringe ad abbandonare all’improvviso la tua casa, a nasconderti e a scegliere una nuova identità. Ed è qui che l’immaginazione tira fuori il suo asso nella manica e trasforma tutto in un gioco, in qualcosa che può aiutarti ad evadere dalle trappole senza fine della realtà. Proprio come Houdini, a cui Harry deve il suo nuovo nome, i nostri eroi resistono alle catene della società in cui sono stati scaraventati donandoci una storia ricca di dolcezza, amore e umorismo.
“…It’s not always going to be this grey” per chi come loro continua a guardare in alto, verso il cielo stellato di Dorrego dove i sogni e le speranze dell’intera famiglia dimorano indisturbati perché “All things must pass away”, anche se dopo nulla è mai come prima.
“A cloudburst doesn’t last all day” e il segreto per continuare a vivere aspettando che passi l’acquazzone è quello nascosto nelle ultime parole che Harry sente pronunciare da suo padre: la Kamchatka, il luogo in cui quando le cose si mettevano male loro due continuavano a combattere “Perché la Kamchatka era dove bisognava stare. La Kamchatka era il luogo in cui resistere”.