Aumenta la ricchezza delle famiglie italiane, arrivando a toccare quota 10 miliardi di euro nel 2017. Una cifra enorme, frutto del ragionamento “da “formica” dei cittadini della Penisola: mettere da parte più soldi possibili, anche perché in pochi saprebbero come metterli a frutto diversamente. Nonostante questo, però, esistono tanti modi per impiegare quel denaro, evitando che possa rimanere sui conti, immobile e soggetto all’inflazione. Vediamo dunque di analizzare questo tema e di studiare entrambe le facce di una medaglia che parla di ricchezza in crescendo, e di mancate opportunità finanziarie.
In aumento la ricchezza delle famiglie italiane
Un accumulo di ricchezza che, nel 2017, arrivava a 8 volte il reddito disponibile, sfiorando una quota pari a 10 mila miliardi. È questo il verdetto pubblicato dallo studio congiunto di Banca d’Italia e Istat: un dato che colloca gli italiani in una posizione molto alta in classifica, prima di nazioni come la Francia, il Canada, il Regno Unito e (per pochi mesi) anche la Germania.
Quali sono dunque le fonti primarie alla base di questa ricchezza tricolore? Al primo posto rimangono le proprietà immobiliari, che alla fine del 2017 occupavano addirittura il 49% della ricchezza lorda delle famiglie della Penisola, con un valore totale superiore ai 5 mila miliardi di euro. Gli italiani, di riflesso, continuano a preferire gli immobili come forma di investimento primaria. Il secondo posto viene gioco forza occupato dalle attività finanziarie, a quota 4,3 mila miliardi di euro: da un lato questa cifra appare in crescita rispetto all’anno precedente, ma dall’altro ha un impatto minore sulla ricchezza netta, se si fa un confronto con altre nazioni.
In Italia le famiglie investono ancora poco
Se da una parte aumentano gli strumenti di supporto alle famiglie, come ad esempio il fondo di investimento di Younited Credit, queste ultime dall’altra parte investono ancora troppo poco. Secondo le ricerche condotte dalla Consob, soltanto il 33% dei cittadini italiani scegli investimenti, cercando di far fruttare i propri risparmi, evitando di immobilizzarli sui conti correnti.
Da un lato questa mancanza potrebbe dipendere dalla paura per le incertezze future, ma dall’altro esistono anche altre motivazioni. Al punto che la metà degli italiani dimostra di non possedere una cultura basilare sul mondo degli investimenti. E non c’è nemmeno grande voglia di imparare, perché la maggior parte di queste persone non sente lo stimolo di informarsi in merito ai temi finanziari. L’educazione finanziaria, dunque, pare non essere la materia forte degli “studenti” italiani: soltanto il 20% dei cittadini della Penisola passerebbe l’esame.
In conclusione, con la crisi oramai alle spalle, forse sarebbe il caso di informarsi per capire come mettere a frutto i risparmi. Perché tenere i soldi immobili sui conti non produce vantaggi.