di Marco Vallesi
Ci scuseranno i lettori per l’accostamento di un problema serio e degno di ogni attenzione con il titolo della famosa commedia americana ma, la complessità della situazione e la confusione ingenerata dalla carente informazione, ricordano da vicino l’ingarbugliata trama della storia narrata magistralmente nel 1944 da Frank Capra in uno dei suoi film più riusciti.
Cercheremo quindi, per quanto possibile, di fare ordine e apportare maggiore chiarezza sulla “vicenda arsenico” tarquiniese anche se, per l’ambiguità di certe disposizioni e la gran massa delle notizie circolate in questi giorni, il compito è piuttosto difficile e , per tutte le implicazioni che vi sono comprese, veramente sconcertante.
Precisiamo subito che la bocciatura comunitaria per le deroghe richieste, che ha messo a nudo l’insufficente controllo delle acque in Italia, non riguarda solamente i valori fuori norma dell’arsenico ma, anche, quelli del boro e del fluoruro e quindi, nell’insieme, ben 128 comuni italiani compresi nelle regioni Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige ed Umbria, per un totale di circa 1.009.455 abitanti. (qui le tabelle)
Ambiguità dicevamo. Non poche e, come al solito, tutte da scontare sulla pelle dei cittadini ignari ed inermi. Con responsabilità che si accumulano a partire dalla Comunità Europea e arrivano passando, giù giù a scendere, per tutte le istituzioni sino alle amministrazioni locali.
Sorprende, in particolare, la reticenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha decretato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2011 (firmato il 17 Dicembre 2010 e successivamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 4 Gennaio 2011; qui il testo integrale del Decreto ), non citando e non elencando né i comuni per cui è stato emesso il decreto d’emergenza né gli 8 (otto) , sui 128 a rischio, che, alla luce delle ultime disposizioni comunitarie, possono continuare a fornire acqua con deroghe temporanee per valori di arsenico compresi tra 15 e 20 μg/l*.
Dopo una non facile ricerca siamo venuti a sapere che gli 8 comuni che hanno la possibilità di erogare ancora acqua con i sopra citati valori di arsenico si trovano nelle province di Brescia, Pavia, Lecco e Arezzo.
Perciò, Viterbo e i comuni della provincia (60), vistosi bocciare le deroghe richieste sino ai valori di 50 μg/l, ritornano al precedente limite massimo consentito dal D.Lgs 31/01 di 10 μg/l.
Pertanto, se i dati ( sotto), evidenziati nel documento con il quale il Comune di Tarquinia ottenne la deroga ministeriale per innalzare i valori ammissibili dell’arsenico sino a 50 μg/l nell’acqua in distribuzione, sono ancora validi, ci troveremmo, con i 12,75 μg/l, sopra la soglia consentita di 10μg/l a cui ci ha riportato l’ultima decisione della UE.
Le conseguenze derivanti dalla presente ed incerta situazione potrebbero obbligare, con lo stato di emergenza e qualora il problema non sia stato risolto con le idonee misure tecniche, i numerosi sindaci dei comuni interessati ad emettere le ordinanze per dichiarare non potabili le acque distribuite dagli acquedotti cittadini.
Più di questo, al momento, non vogliamo scrivere.
Restiamo in ansiosa attesa di conoscere i valori attuali della concentrazione dell’arsenico nelle acque tarquiniesi e, contestualmente, i relativi provvedimenti che l’amministrazione vorrà adottare per affrontare e risolvere il problema prima che esso assuma altre dimensioni.
* leggi “microgrammi per litro”