Il pomeriggio del 4 settembre 1997 avevo già superato da un pezzo i miei diciotto anni, non ero bella come il sole quanto lo è Alice Sabatini e non ero nemmeno frastornata dalla consapevolezza di essere sul punto di venire eletta Miss Italia.
Anzi, mi trovavo tranquillamente seduta nel giardino di una mia amica docente di Storia all’Università di Roma, circondata da alcuni suoi colleghi dotti, maturi e cordiali che ammiravo e che, in fondo, mi stimavano un po’.
Eppure, all’improvviso, quasi senza accorgermene, me ne uscii con una battuta che fece inorridire tutti i presenti; molti dei quali, dubitando delle mie facoltà mentali, per un attimo pensarono di togliermi il saluto. Insomma, aprii bocca e dissi, come niente fosse, queste precise parole: “Vorrei essere uno dei cavalli che domani trasporteranno il feretro di Lady Diana”.
Ora sembra strano anche a me, ma dissi esattamente così: “Vorrei essere un cavallo”! E non un cavallo da corsa, come Ribot o Varenne, ma un nero cavallo da funerale. La costernazione fu così tangibile che ne rabbrividirono pure i cespuglietti di rose settembrine ben coltivati, sparsi discretamente qua e là. Perciò non osai nemmeno spiegare che, siccome quel funerale, isterico ma fatale, avrebbe forse deciso le sorti della monarchia britannica, affossando o salvando per sempre The Queen, avrei voluto assistere a quell’evento a qualunque costo, perfino sotto forma di un quadrupede funebre.
Certo, avrei potuto esprimermi più chiaramente; anzi, sarebbe stato perfetto se avessi taciuto del tutto. Ma la cosa, inverosimilmente, andò così.
Ciononostante, però, la mia vita privata e sociale è poi proseguita ugualmente, e la mia professione non ne ha risentito. E se qualcosa, per caso, non è andata proprio come doveva andare non è stata certamente colpa di un cavallo britannico. Come dire che nessuno può essere giudicato per una battuta estemporanea e infelice, ammesso, poi, che quella battuta sia realmente infelice.
Miss Italia 2015 è bella, anzi bellissima. Anzi sfolgora di luce propria e speciale. Eppure risulta colpevole di chissà quali infamie per aver risposto in modo imprevisto ad una domanda inattesa, mentre il cuore le scoppiava nel petto e il cervello le andava in fiamme pochi istanti prima di essere eletta la più bella d’Italia.
Infatti la Bella Bellissima, abbagliata dai riflettori e dai flash, stravolta dall’ansia e sopraffatta dall’emozione, ha detto – apriti cielo! – che le sarebbe piaciuto vivere nel 1942 per “vedere” – e non “fare”, si badi bene – la guerra sulla quale erano stati scritti tanti libri.
E allora? E allora? È forse meno sana, meno bella, meno elegante, meno italiana, meno corretta, meno atletica delle altre concorrenti, le cui risposte alla stessa domanda non passeranno certamente alla storia? Più ingenua forse? O forse, semplicemente, meno banale e conformista.
Signori miei, io sono quella che, in un consesso di persone illuminate, ha detto che avrebbe voluto essere un cavallo. E con ciò? Eccomi qua. Eppure non ho diciotto anni, e nemmeno un paio di gambe lunghe da Miss. Inoltre – come ha detto di sé la stessa Alice, senza che nessuno abbia voluto accorgersene – non amo la guerra. Né i cortei funebri, per quanto storici o sfarzosi.
Per cui, cara Alice, nostra giovane Miss Italia, tanti complimenti e tanti, tanti cari auguri.
Anna Alfieri