Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo della dott.ssa Monica Calzolari, dell’Archivio di Stato di Roma sulla storia del teatro a Tarquinia nel XIX secolo, che fa seguito all’intervista realizzata a Daniele Mattei nelle scorse settimane sulla mostra digitale Il Teatro nel Lazio. 1798-1870.
Il vento del cambiamento spira anche a Corneto all’inizio della primavera del 1846, ma nessuno potrebbe immaginare neppure lontanamente che la morte di Gregorio XVI all’inizio di giugno farà improvvisamente posto al “prete liberale” che salirà al soglio pontificio con il nome di Pio IX.
Dopo il silenzio della Quaresima imposto dalla rigida dottrina penitenziale e la solenne celebrazione della Pasqua, con la festa di Maria santissima in Valverde riaprirà finalmente il magnifico Teatro costruito al centro del Palazzo del Comune e riccamente allestito con le restaurate “scene del Bibbiena”. La festa, assai rinomata, attira gli impresari e i capocomici che viaggiano con le loro compagnie lungo le accidentate e malsicure strade dello Stato della Chiesa.
Negli anni Venti sul palcoscenico di Corneto per la festa di Valverde si sono avvicendati Matteo Todini con il suo teatro di marionette, le compagnie di Elia Foschini e di Luigi Carnesali, di Gasparo Zannini con spettacoli di prosa e di balletto. Gli anni Trenta, sotto il pontificato di papa Gregorio, sono stati anni difficili, iniziati con la chiusura del Teatro per il lutto proclamato per la morte di Pio VIII e poi per le misure di sicurezza imposte dall’esplosiva situazione determinata dai moti insurrezionali delle Romagne. Anche durante gli anni Quaranta la stagione primaverile è stata sempre sotto tono, a causa dell’infelice situazione economica che ha costretto i deputati teatrali a concentrare le scarse risorse sulle due stagioni principali, quella autunnale e quella di Carnevale.
Ma il vento del cambiamento soffia vivace e il 6 marzo al gonfaloniere, conte Lorenzo Roberti Soderini, giunge da Perugia una lettera del cantante e impresario Giovanni Mascagni che propone di allestire, per la prima volta durante la festa, opere in musica. Segue, il 9 marzo, la lettera con cui l’agente di Mascagni a Roma, Ercole Marzi, comunica l’elenco dei cantanti che è di prim’ordine: il soprano Annetta Carletti e il tenore Deangelis e i “Bassi” sono tutti “sperimentati artisti” e tutti di “bella figura”!
Il mondo dei melomani di Corneto entra in subbuglio. La rivalità campanilistica nei confronti di Civitavecchia, capoluogo di Delegazione, che nel 1844 ha inaugurato il nuovo Teatro Traiano pervade i notabili della città. Ogni sforzo si deve fare per avere l’opera in musica durante la festa! Il 10 marzo il gonfaloniere Soderini e i deputati per il teatro Lorenzo Benedetti e Domenico Boccanera si riuniscono e affrontano il tema spinoso della mancanza di denaro sufficiente “tabellato”, ma il gonfaloniere lascia intendere ai deputati che la cifra potrà essere estesa in via straordinaria fino a 500 scudi e così si decide di invitare a Corneto l’impresario Mascagni, per le trattative. Egli arriva a Corneto il 24 marzo e nella riunione che si tiene a palazzo Soderini (già Vitelleschi e oggi sede del Museo archeologico), offre un’orchestra completa, i necessari cantanti principali, seconde parti e coristi per la cifra totale di 518 scudi. Il suo progetto prevede di iniziare le rappresentazioni il lunedì in Albis e proseguire per venti sere. Propone due spartiti: La Sonnambula di Bellini e l’Ernani di Verdi. L’orchestra sarà composta dai filarmonici di Corneto il cui organico verrà integrato con dieci professori di musica scritturati dall’impresario.
Con la “scorta” di 518 scudi Mascagni pagherà sia i dilettanti del paese che i professori stranieri, provvederà all’illuminazione del Teatro e a far suonare tutta l’orchestra alla messa solenne nella festa di Valverde. La proposta è accettata e si concorda che, ottenuti i permessi dal delegato di Civitavecchia, si stipulerà il contratto. Il gonfaloniere scrive immediatamente al delegato apostolico, chiedendo di essere autorizzato a spendere oltre alla somma stanziata per il Teatro nel bilancio dell’anno 1846, anche quella prevista per l’anno successivo. Con una rapidità che fa impallidire qualunque rivoluzione digitale della pubblica amministrazione, il giorno successivo arriva al gonfaloniere l’autorizzazione della Delegazione apostolica.
Nella riunione del 27 marzo si decide di non eseguire l’Ernani di Verdi, perché già in cartellone a Civitavecchia dove grazie ai maggiori mezzi l’allestimento sarà sicuramente di miglior riuscita, ma La Sonnambula di Bellini e il Marin Faliero di Donizetti. Le rappresentazioni avranno luogo dal 20 aprile per un totale di 27 o 28 repliche. Il gonfaloniere mette a disposizione dei deputati teatrali i 520 scudi promessi. Nei giorni seguenti si procede alla firma dei contratti con il primo basso assoluto Giulio Staffolini e con la prima donna Annetta Carletti e con Nicola Ferrari, direttore e primo violino, Nicola Maneschi, Giovanni Battista Mencarelli e Salvatore Berigoni in rappresentanza della Filarmonica di Corneto. Il vestiario viene affittato con regolare contratto a Roma presso la bottega del vestiarista teatrale Niccola Sartori in Via di Torre Argentina 54, tramite l’agente cornetano Giovanni Battista Lopez il quale per 5 scudi organizza il trasporto fino a Corneto.
Tutto è infine pronto per la prima che si apre con l’esecuzione del Marin Faliero alla presenza del delegato apostolico venuto da Civitavecchia. Il plauso del pubblico lascia in archivio la romantica traccia di due sonetti dedicati alle cantanti Anna Carletti e Laurina Toderini. Le carte dell’archivio storico comunale sito nella parte più antica e suggestiva di Tarquinia, pazientemente e sapientemente inventariate e custodite dall’archivista Piera Ceccarini e oggi presentate anche nella mostra digitale Il Teatro nel Lazio. 1798-1870, ci hanno restituito questa piccola tessera dell’intricato mosaico della storia di Tarquinia che oggi, come allora, attende con impazienza l’apertura del nuovo Teatro.
Monica Calzolari – Archivio di Stato di Roma