C’è qualcosa di irreale in quanto vissuto oggi pomeriggio a Tarquinia. Nei volti dei tanti ragazzi raccolti al Duomo, nell’atmosfera all’interno della chiesa: quelle facce che siamo abituati a vedere sempre sorridenti, quegli animi sempre così vitali e vivaci a confronto, oggi, con qualcosa che non riescono a capire, concepire, accettare.
La città ha dato l’ultimo saluto a Edoardo Costa, diciotto anni, scomparso improvvisamente lo scorso 26 aprile: in una cattedrale gremita di gente – gran parte giovani – Don Augusto Baldini ha celebrato una cerimonia fatta di ricordi, quelli dei compagni, degli amici e degli insegnanti di Edoardo che hanno preso la parola per condividere affetto, emozione e sofferenza.
E così Giovanni, Alfredo – a nome di tutta la classe di Edoardo – e Andrea hanno raccontato aneddoti, episodi, momenti di sorriso e spensieratezza: dalla Panda gialla di Edoardo alle sue camicie sgargianti, dal calcio alle battute, dal recente pranzo dei cento giorni sino alle serate assieme. Quasi a voler ancora sentire presente Edoardo, a volerne ancora vivere la compagnia, l’allegria e lo spirito.
C’è qualcosa di irreale nei pensieri di tanti giovani che si trovano a dover salutare, per l’ultima volta, un loro amico, così come in quelli di due genitori che perdono un figlio. Due emozioni che si sono toccate negli abbracci che, nel cuore della cerimonia, i ragazzi hanno voluto riservate a Cristina e Carmelo, mamma e papà di Edoardo.
Poi, sulle spalle degli amici, il feretro di Edoardo ha lasciato la chiesa – tra gli applausi dei tanti presenti – accompagnato dallo striscione dedicatogli dai compagni e da una maglia dei suoi colori del cuore, il rossonero.
E non c’è modo migliore per spiegare chi fosse Edoardo se non raccontare dell’affetto – oggi triste e impaurito – dei tanti che oggi hanno voluto salutarlo, delle emozioni sui loro visi.