Riceviamo e pubblichiamo
Non permetteremo che le viscere, le pelli e i resti di carcassa della selvaggina cacciata sia smaltita mediante interramento nelle zone di caccia. Per questo ci siamo attivati con una ditta per lo smaltimento di rifiuti speciali, perché questo sono, per ovviare al problema. Fino allo scorso anno questo servizio era garantito dalla Provincia, oggi la carenza di fondi e i tagli economici apportati aprono a soluzioni assurde.
La competenza è passata agli ambiti territoriali di caccia, il 26 ottobre la doccia fredda, proprio in prossimità dell’apertura della “cacciarella”, con la comunicazione ufficiale che la Provincia non avrebbe attivato il servizio.
Soluzione escogitata l’interramento sui luoghi di caccia che sono di proprietà nella gran parte dei casi a Tarquinia, dell’Università Agraria. Importanti le prescrizioni, segno dei rischi derivanti da una simile attività. Vietato interrare nelle aree umide in prossimità di fossi e corsi d’acqua, vietato nei terreni in fase di coltivazione e lavorazione, rimane poi da capire come sia possibile l’attività di scavo all’interno del bosco. Per grandi quantitativi comunque necessario l’ausilio di ditte specializzate. Ad oggi nessuna comunicazione e parere da parte della ASL sulle modalità di smaltimento descritte. La caccia è aperta e la situazione è di stallo totale con palesi responsabilità.
Un pericolo ambientale e non solo. La presenza di simili scarti, pur sotterrati, saranno uno strumento di attrazione per cani selvatici con conseguente pericolo per i nuclei al pascolo o per chi semplicemente vuole recarsi nel bosco.
Ci siamo attivati da subito, non possiamo permettere che lo scarica barile di competenze comporti rischi ambientali e sociali ai terreni di proprietà di tutti i cittadini. La caccia è attività lecita e consentita, occorre tutelare i territori ove questa avviene. Il punto di raccolta è già attivo e sito presso l’isola ecologica (ex cartiera) e finanziato dall’Università Agraria.
Consigliere delegato Caccia e micologia Università Agraria di Tarquinia
Francesco Montesi