di Marco Vallesi
Della nube, che si è sprigionata nella mattinata di venerdì u.s. a causa dell’incendio di un trasformatore presso la centrale TVN di Civitavecchia, siamo stati primi a fornire ampia documentazione visiva con servizi fotografici e video.
La nube, come le nostre immagini provano senza alcun dubbio, è partita ed è arrivata, dritta dritta, su Tarquinia.
Abbiamo seguito dal vivo, nel web e nei radio/telegiornali l’evoluzione della vicenda e abbiamo analizzato ogni intervento, ogni dichiarazione in merito.
Il quadro che è emerso dall’insieme delle notizie riguardanti l’incidente non è, ancora oggi, esattamente chiaro.
Diversi comunicati, diramati in tutta fretta da varie autorità, oltre ad evidenziare lo scampato, diretto pericolo causato dall’incendio – e meno male – per i lavoratori della centrale termoelettrica, sono stati infarciti di parole tranquillizzanti tese a minimizzare l’accaduto.
Si è parlato di indagini sulle cause tecniche all’origine dell’incidente e delle inchieste aperte sia dalla Procura di Civitavecchia che dalla stessa Enel: queste, quando saranno rese pubbliche, ci aiuteranno a comprendere cosa è accaduto e perché.
Ma, ciò che non è stato riferito con le dovute precauzioni del caso, riguarda la composizione chimica della nube, della quale non è stata resa nota alcuna informazione certa e, per la quale, dovevano essere adottati comportamenti diversi da quelli tenuti.
Comprendendo, ovviamente, le difficoltà e la concitazione occorse nel momento dell’incendio possiamo immaginare che lì, in quel frangente, non si potessero immediatamente analizzare i composti tossici sprigionatesi dall’incendio né che qualcuno potesse certificare, viceversa, la totale non pericolosità di quel fumo.
Sarebbe stato, perciò, molto più apprezzabile, invece di tentare ogni via per sminuire la portata dell’evento, che le autorità tanto suscettibili alle critiche, si fossero attivate con tempestività nel diffondere con qualsiasi mezzo, e non solo con fax o telefonate tra uffici, un comunicato di questo tenore: “A causa dell’incendio sviluppatosi nell’area della centrale TVN di Civitavecchia una nube di fumo si sta dirigendo verso Tarquinia. In attesa di conoscere la natura e l’eventuale pericolosità dei fumi si raccomanda, a scopo precauzionale, di non sostare in luoghi aperti sino al dissolvimento della predetta nube.”
Questo avremmo voluto leggere piuttosto che le rassicurazioni dei gestori delle “centraline” di rilevamento che dichiarano senza alcun pudore: “Tra le 10 e le 12 le centraline di Tolfa, Allumiere, Tarquinia, S.Agostino, Aurelia e Monteromano non hanno rilevato alterazioni di sorta, e tutti i parametri erano sotto la norma“.
Ricordiamo che le “centraline” citate sono quelle del Consorzio per la gestione dell’Osservatorio Ambientale e rilevano solo alcuni parametri (ossidi di azoto, carbonio, zolfo, ozono e PM 10; qui i dati delle “centraline del 26/8/2011 ) sulla generica “qualità dell’aria” e non sono assolutamente idonee alla rilevazione di altri inquinanti chimici assai più pericolosi di quelli misurabili con tali strumenti.
Durante un incendio non controllato, con la combustione incompleta di materie derivate dalla chimica del petrolio (olii minerali, plastica e simili) come nel caso di specie, oltre al tipico fumo nero, si possono sviluppare molecole altamente tossiche la cui pericolosità non può essere liquidata con tanta irragionevole e offensiva superficialità.
Qualcuno ha parlato di sciacallaggio? Forse.
Per capire se di questo si è trattato basterebbe conoscerli gli sciacalli.