Riceviamo e pubblichiamo
Un momento di condivisione e confronto. Tutto questo è stata la cena dell’Ail Viterbo, che si è tenuta il 21 giugno con la partecipazione del presidente nazionale Giuseppe Toro, del direttore sanitario dell’Asl di Viterbo Antonella Proietti, del primario del reparto di ematologia dell’ospedale di Belcolle Roberto Latagliata e dell’ematologo Giulio Trapè. A fare gli onori di casa la presidente dell’Ail Viterbo Patrizia Badini.
“Ci siamo finalmente ritrovati con i volontari in un’iniziativa pubblica, dopo due anni dallo scoppio della pandemia – afferma la presidente Badini -. Oggi i pazienti possono convivere con la malattia con una qualità di vita migliore e hanno sempre più probabilità di guarire. La sinergia tra il sistema sanitario e l’Ail è un caposaldo per sostenere i malati e le loro famiglie e favorire la ricerca scientifica. Ringrazio il presidente Toro, il direttore sanitario Proietti, i dottori Latagliata e Trapè e tutte le persone che hanno voluto essere con noi e compiere un gesto di solidarietà, nonché le due pazienti che hanno voluto raccontare la loro storia, fatta di coraggio e fiducia nel futuro”.
Ad aprire la cena uno spazio dedicato per fare il punto della situazione sui servizi offerti sul territorio dall’Asl e dall’Ail e sullo stato di avanzamento della ricerca scientifica. Il presidente nazionale dell’Ail Toro ha evidenziato come l’associazione sia impegnata da oltre 50 anni ad affiancare i pazienti ematologici e le loro famiglie, sostenendo la ricerca scientifica. Ha inoltre posto l’accento sul ruolo delle sezioni territoriali dell’associazione, che costituiscono una rete di assistenza e supporto fondamentale. Il dottor Latagliata si è soffermato su come la ricerca scientifica abbia fatto notevoli passi in avanti, grazie a terapie più mirate e a farmaci più efficaci e meglio tollerati, che rendono le malattie più curabili con percentuali di guarigione crescenti anno dopo anno.
Il dottor Trapè ha sottolineato l’importanza del sistema di assistenza domiciliare, che vede la collaborazione tra l’Asl e l’Ail. Un servizio indispensabile per i malati e le famiglie. Due pazienti in via di guarigione hanno infine portato all’attenzione la propria esperienza personale: il percorso compiuto dalla diagnosi della malattia, che cambia in modo significativo anche l’esistenza dei famigliari, al periodo delle cure che prevede visite periodiche e spostamenti per le terapie, fino al momento in cui la malattia è iniziata a regredire. Hanno infine evidenziato che i servizi di supporto sono quanto mai necessari per aiutare il malato e i famigliari e che, in questo ambito, la cooperazione tra Ail e strutture sanitarie non deve venire mai meno.