“Avevamo un progetto politico per l’Università Agraria, coltivato per mesi con le forze di ispirazione progressista, PD incluso, e vari professionisti pronti a mettersi a disposizione, ma a una manciata di giorni dalla presentazione delle liste è venuto meno, perché proprio il Partito Democratico si è sfilato e il progetto non aveva più i requisiti e le condizioni per cui alcune persone erano disponibili a metterci la faccia”: in una conferenza stampa il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana spiegano i motivi della loro mancata partecipazione alla competizione elettorale dell’11 dicembre prossimo per rinnovare il consiglio d’amministrazione dell’ente di via Garibaldi.
“Già da primavera c’erano stati contatti e incontri – spiega Ernesto Cesarini del M5S – e sembravano esserci le premesse per un progetto credibile, basato sul fatto che l’Agraria ha tanti beni differenziati tra loro e che quindi la sua amministrazione è un’ opera che richiede molta competenza e che può consentire di creare ricchezza e benefici per la comunità. In una economia in cui il reddito individuale si sta contraendo progressivamente, questo patrimonio collettivo potrebbe integrare redditi e benefici per i cittadini”.
“Abbiamo coinvolto tutte le forze che si riconoscono in una aggregazione progressista – dal M5S a SI, sino al PD e a Possibile, più altri giovani che fanno parte dell’associazionismo d’area – per sviluppare un lavoro di squadra e elaborare soluzioni concrete in sinergia per lo sviluppo dell’ente, permettendo a figure competenti di concretizzare questa idea. Per questo stavamo cercando e trovando le migliori competenze di Tarquinia, con una disponibilità legata al fatto che ci fosse questo fronte progressista unito”.
“Ma a dieci giorni dalla presentazione delle liste, – continua Piero Rosati di SI – in una riunione ufficiale, il PD ci ha presentato tutto un altro scenario politico, sostenendo che non potevano partecipare senza il loro simbolo politico. In più abbiamo scoperto che era iniziata la corsa all’accaparramento di movimenti tipo Tarquinia 2024 ,per aggregare il massimo del consenso possibile per andare a una battaglia politica contro il fronte del centrodestra e Giulivi, con una parte del centrodestra stesso – Noi moderati – staccatasi dal centrodestra per entrare in coalizione. Questi vecchi schemi della politica, che hanno prodotto danni nella gestione dell’Università Agraria, sono una minestra che non volevamo mangiare e che ha interrotto il percorso iniziato a maggio 2022”.
Ma se a una settimana dalla presentazione di liste e programmi si è interrotto il dialogo con il PD, la domanda della stampa, perché non si è proseguito sulla strada progettuale, andando comunque alla competizione? “La presenza di un fronte unito era il presupposto base perché molti tecnici e professionisti accettassero di partecipare – spiega Andrea Andreani (M5S) – per cui proseguire senza di loro avrebbe reso il nostro progetto un semplice e classico progetto politico, ciò che proprio non volevamo”. “Oggi non siamo presenti, ma lo siamo quasi con orgoglio – rincara la dose Rosati – se non si è potuto produrre un progetto diverso: magari sarà possibile in un prossimo futuro”.
Una finestra aperta, insomma, in vista delle comunali del 2024, come ribadisce Cesarini. “Era una sorta di laboratorio, e su questa linea si possono fare ancora tante cose. Speriamo di poterle fare: è una creatura fragile che va protetta”.
Ma la domanda su come si orienteranno le intenzioni di voto dei presenti in vista dell’11 dicembre espone la giovane creatura alle prime intemperie. “Ognuno voterà secondo la propria coscienza – la risposta di Rosati – ma è chiaro che oggi comunque si confrontano due forze di centrodestra e nessuna ci può rappresentare. Poi a livello personale si può avere una simpatia per qualcuno che può indurre a votare uno tra i candidati”.