Riceviamo da Sandro Celli e pubblichiamo
Ogni elezione democratica, di qualunque Ente si parli, rappresenta l’unica vera e irripetibile occasione concreta con cui un cittadino può esprime compiutamente il proprio assenso o il proprio dissenso nei confronti di chi sta amministrando la propria comunità. Mai come in questo momento quindi è importante partecipare e andare a votare per far valere le proprie ragioni giudicando l’operato di chi ci sta amministrando. Essere Sindaco o Presidente di un Ente che gestisce beni della collettività non significa esserne i padroni ma significa esserne solo gli amministratori protempore delegati dal voto dei cittadini ai quali si deve rispondere sempre e comunque. Questa sostanziale differenza è evidente che a Tarquinia a chi ci amministra non è assolutamente chiara visto che il rapporto con il tessuto sociale ed economico della città è stato praticamente azzerato arrivando ad attuare in modo unilaterale, rifiutando ogni tipo di condivisione e respingendo ogni richiesta di interlocuzione da chiunque gli arrivasse, azioni che si sono dimostrate vessatorie nei confronti degli stessi cittadini oltre che del mondo dell’associazionismo ed economico locale. Si parla tanto dei debiti dell’Università Agraria, tra l’altro provenienti da lontanissimo e in gran parte da provvedimenti giudiziari arrivati a termine dopo anni e anni di cause civili, ma non si parla dello stato di abbandono in cui versa attualmente l’Ente. La gestione miope ed incapace di questa amministrazione che, nascondendosi dietro la scusa delle difficoltà economiche ripetuta come un mantra, ha, di fatto, prodotto il blocco di ogni linea di attività produttiva portando l’Ente ad uno stato precomatoso. Si è decretato il fallimento della società che gestiva il campeggio, la quale, pur se con difficoltà, garantiva comunque una entrata economica. Si è distrutto il campeggio stesso che praticamente non esiste proprio più visto che ne è rimasta solo l’area a pineta, fortemente malata e ormai abbandonata all’incuria totale e del quale sono stati addirittura venduti per quattro spicci anche le strutture. Il centro aziendale è ormai fatiscente con staccionate che cadono a pezzi, sentieristica ormai inesistente, allevamenti di animali azzerati. In pochi anni il consistente patrimonio dell’Ente si è svalutato per cifre anche superiori a quelle dei debiti reali. Se questo per loro vuol dire risanare è la risposta del perché quella continuità che invocano deve essere immediatamente interrotta. Per riuscirci Maurizio Leoncelli è la persona più giusta sia per la sua competenza ed esperienza nell’affrontare i problemi legati all’ente sia perché è sempre stato un fermo oppositore proprio a questo modo miope di gestirlo. Per cambiare tutto ciò l’11 dicembre andiamo quindi tutti a votare perché l’Università Agraria è di tutti e può essere una grande risorsa per tutti i cittadini e non solo per chi ne detiene la concessione di una quota o di un orto.