(s.t.) Tra poco più di un mese i cittadini di Tarquinia saranno chiamati al voto per rinnovare il consiglio dell’Università Agraria di Tarquinia – presidente compreso, già che Antonelli ha concluso i due mandati – ma il clima elettorale sembra ancora lontano dal contagiare la cittadina. Ed anzi anche le stesse forze politiche, che la prossima settimana dovranno ufficializzare le liste in competizione, paiono ancora in ritardo rispetto ai tempi.
Sarà l’atipicità di un voto autunnale – evenienza pressoché inedita per Tarquinia –, sarà la fatica a carburare dopo la forzata sosta estiva, resta il fatto che, a ben vedere, a meno di quaranta giorni dal voto non c’è ancora nessun candidato presidente ufficiale. Perché è vero che il PD ha scelto Blasi, ma nessuna uscita delle forze di coalizione ha sancito la sacralità del sostegno a tale candidatura, che almeno sulla carta resta una semplice scelta di singolo partito.
Nel centrodestra, intanto, si rumoreggia a gran voce di Manuel Catini – lui per primo, essendo si ampiamente e lungamente spesosi su Facebook in tal senso – senza che nessuno si prenda la briga di chiarire all’esterno se sarà effettivamente lui il nome attorno cui far quadrare il cerchio. Ammesso che la cosa sia chiara all’interno della coalizione.
La situazione, insomma, appare surreale: da una parte c’è un centrosinistra consapevole da anni di dover scegliere l’erede di Antonelli e promotore del nuovo statuto (e quindi del sistema elettorale), che si riduce all’ultimo – secondo alcuni è una scelta voluta a livello comunale per aumentare l’ingerenza su via Garibaldi – a cercare unità intorno ad un nome che poco unisce anche all’interno del PD; dall’altra un’opposizione che, avuti cinque anni per costruire un’alternativa, arriva a cinque giorni dalle liste senza nemmeno un passaggio sulla stampa per svelare idee, strategie e nomi.
Nulla di nuovo, insomma: con un filo di coesione e lungimiranza, si sarebbe potuto ufficializzare il candidato a maggio ed approfittare della lunga estate calda per definire i nomi in lista e – soprattutto! – pensare ai programmi, alle idee, alle strategie per l’ente. Nulla di fatto.
Anzi, in tema di liste a candidature c’è di che ragionare, nella frettolosa ricerca al nome di questi ultimi giorni. Perché i rumors parlano di ben 4 (quattro!) liste nella colazione di centrosinistra e 3 (tre!) in quella di centrodestra: anche non volendo considerare altre possibili partecipazioni (sia il MIS che Marco Tosoni avevano annunciato la possibilità di concorrere), sarebbero già sette liste, ciascuna di 16 elementi. Già oltre cento candidati, oltre mille firme necessarie per presentarle: si rischia che, prima della campagna a chiedere il voto, inizi quella per la firma o, addirittura, la candidatura. Sperando di evitare il grottesco valzer delle firme della tornata elettorale scorsa.
Insomma, da parlare e ragionare, da qui a un mese, ce ne sarà eccome. Ed iniziamo a farlo ponendo qualche domanda, in ordine sparso, alle forze politiche in lista. Iniziando all’unico – per ora – candidato proclamato, Alberto Blasi, che per il nuovo statuto è candidabile ed eleggibile, ma il cui eventuale ruolo da presidente sarebbe incompatibile con quello da consigliere comunale, avrebbe in caso di vittoria sei mesi per decidere quale dei due ruoli ricoprire. Cosa sceglierà di fare? Rimetterà prima delle elezioni le dimissioni da consigliere o aspetterà di conoscere il responso per decidere il da farsi?
E sempre in tema di incompatibilità, ci saranno nelle liste nomi con incarichi incompatibili, messi solo per fare cassa di voti già sapendo che non potranno ricoprire quel ruolo? I big della politica tarquiniese, già col pensiero alle comunali 2017, spenderanno il nome proprio o di qualche delfino per “contarsi” o resteranno strategicamente nell’ombra?
Il Polo dei Moderati, rinunciato al presidente che gli spettava da accordo, si accontenterà di un solo assessore o vorrà vedersi premiato con due nomi? Ed in quel caso, se quattro fossero le liste nel centrosinistra, quale resterebbe senza poltrona?
Un ultimo pensiero/domanda, poi, spetta di diritto al presidente uscente, Alessandro Antonelli, che tanto pareva a sostegno di Bonelli quando questi sembrava in procinto di candidarsi – lo scorso anno i due apparivano assieme praticamente ovunque – tanto pare freddo oggi che si parla di Blasi, altro uomo delle sue giunte in questi 10 anni: semplice malinconia da fine mandato o poca convinzione sul nome scelto da un direttivo convocato mentre lui era in vacanza?