(s.t.) Esiste una metafora giornalistica un po’ volgarotta – letteralmente recita “tirare la merda davanti al ventilatore” – che riassume una situazione in cui un personaggio – con una dichiarazione, un’azione o altro – scatena un vespaio di cui tutti, lui compreso, possono rivelarsi vittime.
È più o meno quanto sta accadendo oggi in tema elezioni dell’Università Agraria, dove in molti parlano di fair play e nuova politica ma – a quanto c’è dato di capire – ci si lancia in iniziative ed esternazioni che a tutto portano tranne che ad un clima sereno ed incentrato su una politica di sostanza, idee e programmi. E tale considerazione critica, è doveroso ed onesto specificarla, non si riferisce ai due candidati alla carica di presidente.
Il nuovo colpo di scena è ancora legato alla presentazione delle liste: dopo che da alcuni ambienti del centrodestra era trapelata l’indiscrezione di un possibile ricorso, incentrato sull’assenza del logo su due delle liste a sostegno del candidato di centrosinistra, anche lo stesso Alberto Blasi ha, infatti, intrapreso un’analisi degli atti presentati dalla coalizione avversaria. Analisi che avrebbe portato, a quanto trapela, alla scoperta di alcune mancanze anche nei documenti presentati dalla coalizione a sostegno di Catini. Addirittura, secondo alcuni, la vidimazione di alcune firme sarebbe stata effettuata da una persona non formalmente deputata a farlo; la qual cosa potrebbe portare alla nullità di tali documenti, mettendo a rischio persino la stessa candidatura dell’aspirante presidente.
Inutile aggiungere quanti e quali scenari quasi surreali aprirebbe uno spaccato simile, a trenta giorni dal voto. Importante, invece, fare alcuni ragionamenti. Per quanto tempo ancora, in questa campagna elettorale, dovremo continuare a sentir parlare di burocrazie non soddisfatte, possibili ricorsi ed errori più o meno marchiani? Forse la scelta più saggia l’aveva fatta la commissione elettorale – alla presenza dei rappresentanti di tutte le forze in campo – che, consapevole che vizi e difetti dei documenti non sarebbero andati ad inficiare il risultato numerico del voto, aveva scelto di ammettere tutte le liste ed i relativi candidati in gioco.
Invece ora siamo qui, col ventilatore che imbratta tutti; amplificato da Facebook, il cui uso peraltro potrebbe creare imbarazzi: pare che qualcuno, ad esempio, nel centrosinistra, accarezzasse l’idea del ricorso e sia rimasto spiazzato dalla critica al vincere facile circolata contro Catini in mattinata.
Se c’è un auspicio è che i due candidati presidente si chiamino – o, ancor meglio, incontrino – per mettere fine a questa quasi ridicola vicenda, lasciando la scelta agli elettori. Utilizzando, magari, il mese restante per convincerci che le squadre che li sostengono sapranno fare di meglio, in caso di vittoria, di quelle che sin qui non sono state capaci nemmeno di presentare le liste dei candidati senza commettere pasticci.