Riceviamo e pubblichiamo
Siamo convinti che una Europa unita è, al di là delle gravi insufficienze attuali, assolutamente necessaria:
per continuare ad assicurare nel Continente la pace, la libera circolazione delle persone e dei beni, la tutela dei diritti umani;
- per far fronte al processo di globalizzazione e modificarlo profondamente;
- per trattare su un piede di parità con i colossi mondiali (Stati Uniti, Cina, Russia);
- per gestire unitariamente e equamente il problema epocale dell’immigrazione;
- per poter alzare la voce, nel consesso mondiale, a difesa dell’ecosistema del pianeta;
- per combattere con più efficacia, grazie alla messa in comune dei dati raccolti, il terrorismo e l’hacheraggio;
- per dare una casa comune agli europei di domani, con lo spirito che anima i giovani che vanno in Erasmus.
Oggi l’Unione europea ha un Pil che è il doppio di quello della Cina e superiore a quello degli stessi Stati Uniti; ha il più alto reddito medio e la popolazione più istruita del pianeta. Se riuscisse ad integrarsi, potrebbe parlare con una sola voce e far sentire adeguatamente tutto il suo peso in campo mondiale.
La costruzione di una Europa unita non è un ideale: è un obiettivo. Siamo consapevoli che per raggiungerlo c’è molta strada da fare. L’Unione europea, così come è oggi, è fortemente carente: non ha i poteri necessari a contrastare gli egoismi nazionali dei suoi membri, in particolare di quelli più forti; vi prevalgono la logica e la pratica intergovernative, anziché quelle comunitarie, sovranazionali; non riesce ad affrontare unitariamente la crisi delle migrazioni, al punto che nel Mediterraneo rischia di naufragare, insieme a migliaia di disperati, anche il sogno dell’unificazione europea.
Di fronte a questa crisi e a quella economica e finanziaria apertasi nel 2008, l’Unione europea si è dimostrata incapace e senz’anima. Ha perseverato nel suo burocratismo; ha tolto, in misura sempre maggiore, sovranità e democrazia agli Stati nazionali, ma senza acquistarne essa stessa. Essa è tuttora una organizzazione di Stati: deve essere invece una comunità di popoli, di cittadini.
La moneta unica ha acuito i problemi che si erano già presentati per le differenti situazioni nazionali esistenti al momento dell’entrata nell’euro: ha avvantaggiato alcuni Paesi – quelli per lo più dell’Europa del Nord – e ne ha penalizzati altri, quasi tutti dell’Europa del Sud, creando una “questione meridionale europea”. Il risultato, per ora, è che tra i Paesi dell’Eurozona, invece della solidarietà e della fiducia che sarebbero richieste, predominano la reciproca diffidenza e le recriminazioni.
D’altra parte, di fronte alle “colpe” dell’Unione europea non possiamo sottacere quelle, altrettanto evidenti, dell’Italia. Il nostro Paese fa bene ad esigere da Bruxelles maggiore efficienza, ma deve anche fare la sua parte. A cominciare dalle riforme necessarie, tra cui quella della giustizia, e dalla lotta agli sprechi, alla corruzione, all’evasione fiscale, al lavoro nero, alla dilatazione dei tempi delle opere pubbliche.
Dobbiamo riconoscere che nella fase storica attuale non esistono le condizioni politiche e sociali per una Europa federale, che pur rimane l’obiettivo ultimo. Occorre, comunque, fare dei passi avanti nel processo di integrazione. A questo scopo riteniamo necessario soprattutto:
- attribuire al Parlamento europeo maggiori poteri, in modo da poter indirizzare o condizionare le scelte della Commissione sul maggior numero possibile di materie;
- far rispettare da tutti i Paesi membri i principi democratici;
- indurre gli Stati membri a prendere tutte le decisioni a maggioranza qualificata, superando il requisito dell’unanimità ora richiesto per alcune, cruciali, materie;
- dotare la Commissione di entrate proprie, derivanti non più dai contributi dei singoli Stati membri, ma da una propria politica fiscale;
- ampliare i poteri della Banca centrale europea, attribuendole compiti come quelli della Federal Reserve, a cominciare dal tenere sotto controllo non solo l’inflazione, ma anche la disoccupazione;
- mettere in grado la Commissione di parlare lei per conto dell’Europa in tema di politica estera e di difesa.
Ma occorre anzitutto che l’Europa ritrovi la sua anima, la consapevolezza di appartenere ad una civiltà e una cultura incomparabili, plasmate tanto dalla classicità quanto dal cristianesimo, tanto dal pensiero umanistico quanto da quello scientifico.
L’Unione europea (più pregnante era la denominazione “Comunità europea”, a cui bisognerebbe tornare) deve custodire e arricchire questo prezioso patrimonio. Essa deve mettere al centro – insieme alla tutela degli interessi economici dei suoi cittadini e alla riduzione delle disuguaglianze sociali – la democrazia e la cultura A quest’ultima la Commissione dovrebbe destinare buona parte del bilancio europeo.
L’Europa unita dovrà essere politicamente una e culturalmente plurale: le diverse culture dei Paesi membri vanno rispettate e valorizzate. Viceversa, essa dovrà unificare i differenti sistemi d’istruzione, dalle scuole materne all’Università, arrivando ad attribuire titoli di studio europei.
Questo in prospettiva. Nell’immediato dobbiamo convincere i cittadini che i diversi problemi (immigrazione, disuguaglianza, disoccupazione, sicurezza) si risolvono meglio con un approdo ad una Europa unificata che non con un ritorno a uno Stato svincolato; dobbiamo convincere soprattutto i giovani che l’ascensore economico e quello culturale si prendono meglio in una Europa davvero integrata, in grado di offrire un vasto ventaglio di opportunità: una unione rafforzata fra stati europei potrà giungere a loro vantaggio nel breve e nel lungo termine.
Dobbiamo anche fare in modo che le Istituzioni di Strasburgo e di Bruxelles si avvicinino il più possibile ai cittadini e questi a quelle: un buon inizio sarebbe un più stretto dialogo tra i parlamentari europei e i loro elettori.
Firmatari:Enzo Beraldi, Fabio Bocci, Maurizio Brunori, Iole Buccellato, Claudio Capotondi, Angelo Centini, Gino Civitelli, Bruno Elisei, Edmondo Elisei, Mariarita Fabri, Marinella Faccioli, Emanuela Fanelli, Maria Elena Fravolini, Maurizio Landi, Giovanna Mencarelli, Vilma Nazzi, Piero Nussio, Carlo Pagliani, Angelo Pontani, Giuseppe Posarelli, Roberta Ravaioli, Luciana Rendimonti, Daniele Scalet, Giulia Valdi, Sandro Valdinoci, Onofrio Valente, Sandro Vallesi.