Quando ero piccolo era la Befana a portare i regali; pochi, forse solo uno, sicuramente semplici ed all’insegna della morigeratezza.
Aspettavo trepidante il giorno della Befana, aspettavo lo scorrere di tutte le feste, dal Natale al Capodanno, e non vedevo l’ora di ricevere quel regalo tanto atteso.
Nelle sere precedenti, prima di addormentarmi, origliavo e la mia fantasia trasformava ogni più piccolo rumore nei passi della Befana sul tetto di casa.
Poi la befana arrivava e in un giorno se ne andava tutto: la sorpresa del regalo, le feste, e tutto ricominciava, compresa la scuola.
Con il passare degli anni si cresce e si continua a sognare solo guardando la luce e la felicità negli occhi dei più piccoli; si cresce e si fanno i conti con la vita e, come direbbe Vasco Rossi, si cerca di “dare un senso a questa storia”; ed è la vita stessa che ci permette di incontrare, lungo il cammino, delle persone speciali, persone che vivono ogni giorno con la serenità di chi sa che ogni giorno è importante come se fosse l’unico, l’ultimo.
L’ultima Epifania, insieme alle feste, si è portata via anche te, Sergio: sei andato via con la stessa riservatezza che avevi nelle cose di tutti i giorni.
Quest’anno ho vissuto le feste con la sensazione di voler rallentare lo scorrere dei giorni e l’avvicinarsi della Befana: l’attesa è bella quando attendi cose belle, senz’altro l’unico, solo regalo sarà quello del tuo ricordo.
La vecchietta con la scopa, come tradizione, continuerà a rappresentare la fine delle feste e con un colpo spazzerà via tutto, ma ho capito che non ti ha portato via, che migliaia di tuoi frammenti sono rimasti dentro a tutti quelli che ti hanno voluto bene, rassegnati ad avere un figlio, un fratello, un amico con il quale non si può più parlare.
Alberto Blasi