Riceviamo da Luigi Caria e pubblichiamo
A poche ore dalle presentazione delle liste, alcune liste civiche e altri gruppi politici avevano erano riusciti ad esprimere una candidatura unitaria come sindaco di Tarquinia a tutta la coalizione di centro sinistra, arriva però la bocciatura di uno dei possibili alleati, PD.
“Il nostro invito a lavorare insieme alle altre forze democratiche all’elaborazione di un progetto politico e di una candidatura condivisa ed unitaria per il governo della città non pare essere stato colto. Abbiamo chiesto un gesto di discontinuità a fronte di una situazione difficile e del rischio della prevalenza della destra, elementi che impongono a tutti, specie a chi crede nella buona amministrazione, nella tutela e promozione dei diritti, nella difesa dei ceti più deboli colpiti dalla crisi, una svolta percepibile e significativa.
Il PD, a seguito delle proprie valutazioni, si è limitato a presentare il nome di un proprio candidato formulando una proposta che non si concilia per metodi e contenuti con quanto riteniamo necessario per la costruzione di una coalizione ampia e plurale che sappia attrarre i più larghi consensi e che si presenti alla città come alternativa vincente rispetto alla destra. Per farlo occorre cambiare schema ed impostazione”.
“Non si tratta, lo ribadiamo di una valutazione sulle persone ma di una questione di natura politica, ovvero di come saper cogliere l’opportunità di aprire, anche nella nostra città, una nuova stagione per le forze democratiche e progressiste. Una proposta, sia nelle candidature che nei programmi, che sappia introdurre significativi elementi di novità, e che possa aprirsi alla città andando oltre i confini del solo circuito politico.
Questo è quello che anche i risultati delle elezioni amministrative di altre città che ci insegnano. Del resto la scelta della candidatura a Sindaco costituisce la cifra essenziale di una campagna elettorale e di un programma politico: è quello il primo messaggio con cui ci presentiamo agli elettori e sul quale veniamo giudicati. Senza un segnale di discontinuità (nei programmi e nelle persone), che con umiltà sappia interpretare il voto del 4 marzo, rischiamo di non affrontare con i giusti strumenti e con i giusti contenuti la sfida per il governo della città”.
Segreteria del PCI Viterbo
Luigi Caria