di Stefano Tienforti
Sorrisi, sguardi, espressioni, a far da contorno ad azioni, voci e suoni che, purtroppo, non possiamo trasmettere tramite le pur efficaci fotografie: le sensazioni dei protagonisti, la passione e il divertimento che li animano sono il vero, grande segreto del successo del Presepe Vivente di Tarquinia.
L’intuizione di Sirio Rotatori e la sua capacità di aggregare hanno, in questi anni – sono tre, inframmezzati dalle due parentesi “arrangiate” al palazzo comunale ed a Santa Maria in Castello –, dato vita ad una manifestazione che è innanzitutto una festa popolare, per chi partecipa e per chi fa visita, magari alla curiosa ricerca dell’amico, del collega, del vicino di casa nelle vesti del mercante di stoffe, del centurione, dello schiavo o del lebbroso.
Ed è probabilmente questo il più immediato messaggio trasmesso dagli scatti inediti de L’extra, che trovate in fondo all’articolo e che sono opera di un “nuovo acquisto” della Redazione, Daniele Pettinari, fotografo per passione: tanti figuranti, ognuno pronto a svolgere il suo ruolo con appassionata dedizione, in un quadro generale che fa della comune partecipazione e della convivialità il suo ingrediente principale.
Tremilacinquecento circa i visitatori che hanno imboccato, dal tradizionale ingresso in piazza San Martino, un percorso del tutto rinnovato che ha sacrificato la suggestione difficilmente pareggiabile di vicolo Storto, campo Cialdi e San Giacomo ottenendo, in cambio, soluzioni logistiche di gran lunga più comode rispetto alle precedenti edizioni.
L’aver limitato al minimo gli ingressi in spazi chiusi ha eliminato quasi del tutto quello che era stata la pecca più evidente delle esperienze degli anni scorsi, vale a dire le strozzature lungo il percorso e le conseguenti code cui erano soggetti i visitatori: di fatto, nella prima uscita di Santo Stefano, il “nuovo” Presepe ha avuto intoppi di pubblico solo all’interno dei locali dell’ex Lavatoio – e vien da chiedersi se è proprio necessaria un’apposita succursale al chiuso del teatro popolare, quando tutti gli altri figuranti son bravi attori pur standosene all’aperto –, consentendo a tutti di passeggiare tra bancarelle e personaggi.
Il maggior spazio a disposizione ha, peraltro, dato l’opportunità a Sirio di “sbizzarrirsi” di più per quanto riguarda atmosfere e scenografie: vivacissimi i colori delle bancarelle, molto suggestiva la strada “dei lebbrosi”, lungo un via degli Archi resa cupissima ed inquietante.
Come è naturale, peraltro, la prima uscita è sempre soggetta a revisione: c’è da credere, perciò, che le ulteriori due giornate – il primo ed il sei di gennaio – saranno anche migliori. Il che è un invito per chi non c’è ancora stato a fare una visita, ed per chi l’ha visitato lunedì a tornare di nuovo.