di Stefano Tienforti
La politica tarquiniese inaugura il 2012 elettorale con tanti dubbi e poche certezze su quanto avverrà sino alla chiamata alle urne per eleggere il nuovo consiglio comunale. E gli eventi dell’ultimo paio di mesi – compresi gli ultimissimi accadimenti, di cui tra poco diremo – non fanno che rendere ancora più complesso un quadro generale in lenta e mutevole via di definizione.
Partiamo dai punti fermi: Loretta De Simone affiancherà il sindaco ed i compagni di giunta sino a fine mandato, facendo proprio il ruolo di assessore che, sino a qualche settimana fa, era di Nanni Serafini. La lite furibonda tra quest’ultimo e Mazzola ha scatenato, perciò, una serie di reazioni a catena, di cui la nomina della giovane è solo l’effetto più evidente. E forse l’unico che riguardi direttamente il palazzo comunale.
Il resto della frana, infatti, è finita paradossalmente per cadere sull’Università Agraria, e quindi – di fatto – in testa al presidente Antonelli, ora alle prese con una maggioranza sempre più risicata, tanto – almeno così pare – da averlo indotto a pensare alle dimissioni.
Dopo l’uscita dalla maggioranza dei repubblicani a seguito dello scontro Mazzola-Serafini e quella di Giovanni Guarisco, nonostante l’ingresso in maggioranza di Maurizio Tufarini la governabilità dell’ente appare ormai quasi compromessa, soprattutto dopo la tegola dell’antivigilia di Natale: l’addio al Pd da parte di Maurizio Leoncelli, consigliere dell’ente di via Garibaldi.
Una mossa, anche quest’ultima, che trova causa nel palazzo comunale ma i cui effetti pesano, almeno nel breve termine, soprattutto a Palazzo Vipereschi. A ben vedere, infatti, l’uscita di Leoncelli – alle scorse comunali candidato a sindaco con una lista civica di alcuni commercianti tarquiniesi, poi iscrittosi al Pd nelle cui fila è stato eletto come consigliere all’Agraria – pare una reazione immediata alla sua mancata nomina, da parte di Mazzola, nel posto d’assessore che già abbiamo detto assegnato alla De Simone.
Una decisione che troverebbe radici, insomma, nelle motivazioni personali, anche se alcuni non escludono ulteriori, possibili sviluppi della vicenda: dalla forzatura per ottenere comunque una nomina assessorile, magari al posto di qualche Pd già membro di giunta, all’avvicinamento ad altre forze politiche.
Perché – inutile nasconderlo – ogni mossa fatta oggi nasce con gli occhi al futuro, alle elezioni primaverili ed al successivo, possibile assetto di potere: e chi si muove lo fa – o pare farlo – per garantirsi un posto al sole in caso di vittoria. Anche perché la riduzione del numero di consiglieri e di assessore – saranno solo cinque – mette a rischio ambizioni e speranze di molti protagonisti della vita cittadina.
In quest’ottica, il centro delle strategie politiche di tutte – sì, praticamente tutte – le forze politiche in ballo si sposta, almeno momentaneamente, proprio all’Università Agraria, il cui ruolo diventa di una complessità difficile da definire. Da una parte, le opposizioni a Mazzola spingono per far cadere il fortino di Antonelli, così che – al momento della verità elettorale – il sindaco non possa beneficiare dell’appoggio “qualificato” di un ente dello stesso colore politico.
Dall’altra, però, nel Pd – che tutto è meno che saldo ed unito – potrebbe anche esserci chi, in qualche modo, preferirebbe giungere al voto con la fazione “antonelliana” del partito indebolita dall’improvvisa, rovinosa caduta dell’Agraria, così da avere più chances d’ottenere un posto in giunta. Anche perché, se è vero quanto alcuni vanno sussurrando più o meno velatamente, il sindaco starebbe trattando un accordo con la frangia dell’Udc facente capo a Renato Bacciardi mettendo sul piatto due sedie da assessore: la corsa per quelle restanti sarebbe, perciò, serratissima e – c’è da giurarci – senza esclusione di colpi.
Ecco, quindi, che la lettura della scelta di Leoncelli può apparire meno scontata di quanto, all’apparenza, non sembri, mentre resta fondamentale il ruolo proprio di Bacciardi, che oltre alle future carte elettorali può, oggi, giocarsi un ulteriore jolly: lui, assessore comunale, è anche consigliere all’Agraria, ente dove uomini a lui vicini ricoprono importanti incarichi di governo.
Ma l’ultima riflessione la merita, a pieno titolo, chi si trova al centro di questa storia e, però, d’influenza su quanto accade pare averne poca, dato che si trova a subirne pressoché passivamente conseguenze catastrofiche per la stabilità dell’ente che governa.
Tre mesi fa Alessandro Antonelli amministrava l’Agraria con sostanziale armonia con gli alleati di governo ed era dato come nemico numero uno del sindaco Mazzola, tanto che alcune delle forze politiche a lui vicine – senza far nomi, la Federazione della Sinistra – avevano lanciato il primo sasso in una guerra interna che pareva imminente. Poi la pace – almeno apparente – le dichiarazioni d’appoggio al sindaco e, forse, l’occasione persa.
Da lì in poi, lacrime e sangue, dovute quasi mai a colpe proprie, ma a conseguenze dirette o indirette delle scelte – più o meno impulsive – proprio del primo cittadino. Ora, in mezzo alla bufera, deve capire se e quali scelte possano restituirgli un ruolo attivo nella vicenda. Ci ha promesso a breve un’intervista, poi ne farà un’altra video in cui voi lettori potrete fargli le domande che vorrete (è stato, infatti, l’unico ad accettare la proposta de L’extra in tal senso): forse, dopo di allora, almeno noi ne avremo capito qualcosa in più.