(s.t.) Il mito – via via svilitosi – della carta stampata, la velocità dell’informazione, e ancora Tarquinia, le sue necessità, i suoi problemi: #parliamone, il forum virtuale proposto da lextra.news per ragionare sulla Città, aggiunge due nuove opinioni. E dopo la chiacchierata con Anna Vinci e Fabrizio Ercolani, voci del Corriere di Viterbo, è oggi il turno delle due firme tarquiniesi di Tusciaweb, Samuele Sansonetti e Daniele Aiello Belardinelli.
“Ho iniziato a lavorare nel giornalismo nel 2011 – racconta Samuele, che nella redazione del portale viterbese si occupa principalmente dello sport – quando ancora studiavo all’Università. Prima una collaborazione con tuttojuve.com, poi ho curato una pagina settimanale su Metro Roma, parlando di Europa. Dopo un po’ ho capito che non era quella la mia strada, per cui, dopo uno stage al Corriere dello Sport, nel 2015 sono stato assunto a Tusciaweb: uno dei pochi beneficiari del progetta Garanzia Giovani”.
Daniele, invece, ha iniziato dal Corriere di Viterbo – “era il 2005: il mio primo articolo, sul mercato, è proprio della vigilia di Natale di quell’anno” –, poi le esperienze da ufficio stampa e da circa un anno l’incarico per il sito viterbese.
“Cosa è cambiato di più in questi anni? – risponde per primo Samuele – Beh, quando ho iniziato, otto anni fa, il mito della carta stampata era ancora ben vivo. Poi, anno dopo anno, ho visto i lettori diminuire, i giornali vivere una crisi anche finanziaria e oggi il settore è cambiato del tutto, spostandosi quasi solo sul web”.
“E questo, assieme ai social, ha accelerato enormemente la velocità dell’informazione. – aggiunge Daniele – Quando ho iniziato a collaborare con il Corriere, nel 2005, il telematico era appena iniziato ed i ritmi erano altri. Oggi, invece, un articolo è subito vecchio. E, cosa importante sia nel ruolo di giornalista che in quello di ufficio stampa, prima eri visto come il tramite per tutti: oggi, con tutti i mezzi a disposizione, possono bypassarti”.
Cosa, invece, dal ruolo di “osservatore privilegiato”, avete visto cambiare nella città e nella comunità che la vive? “Credo che, dal punto di vista sociale, ci sia stato un peggioramento – esordisce stavolta Daniele – ma non in riferimento a Tarquinia nello specifico, intendo in generale. La crisi che viviamo porta, innanzitutto, a vedere le istituzioni con un occhio negativo: per un sindaco o un amministratore, fare bene diventa un atto dovuto, mentre sbagliare significa venire massacrato. I social, da questo punto di vista, riducono le distanze e inaspriscono il clima. Naturalmente ne risente anche Tarquinia: basta pensare al clima delle campagne elettorali”.
“Io posso parlare più da cittadino che da giornalista – riprende invece Samuele – dato che non mi occupo, nello specifico, di questi temi. Quello che vedo è che, relativamente ad esempio al centro storico, qualche miglioramento c’è stato, così come ho apprezzato l’apertura del teatro. Mentre, ad esempio, in ambito sportivo, l’attuale querelle sulla piscina mi amareggia, soprattutto per le venti persone per ora senza lavoro”.
“Sul teatro, entrando nel concreto – riprende Daniele – al di là dell’apprezzare la possibilità di un servizio culturale che prima mancava, ho forti perplessità sui costi di gestione: ora c’è l’exploit legato alla novità, come fu per la piscina, ma servirà una persona competente alla gestione per fare sì che il successo sia duraturo e continuo”.
Ma quale, secondo voi, è il vero problema di questa città. “L’assenza di mentalità turistica – risponde deciso Daniele – Credo che il Comune possa impegnarsi a garantire pulizia e decoro, che debba venire incontro a commercianti ed imprenditori calmierando tasse e costi, ma poi spetta al tessuto economico/imprenditoriale fare in modo di offrire un servizio adeguato e di qualità”.
“E da parte mia, anche per motivi di età, dico il mare – riprende Samuele – troppo lasciato a se stesso. Non possiamo pensare di affidarci solo al turismo di chi ha casa al Lido: il Lido ha grosse potenzialità, ma vanno sfruttate. Perché vedere nei weekend il lungomare deserto, quando Montalto e Civitavecchia, che nulla hanno più di noi come potenzialità, sono strapiene, fa davvero male”.
E potendo, da dove iniziereste ad agire per cambiare la tendenza? “Ad esempio dal centro storico – la proposta di Daniele – chiudendolo alle auto. Non blindandolo però, ma realizzando parcheggi che permettano di lasciare le auto in posti adeguati e raggiungere facilmente ogni zona. Solo così lo si può valorizzare, dando l’opportunità a botteghe di artigianato di qualità di rianimarlo”.
“Per la mia risposta servirebbe proprio una bacchetta magica, – risponde Samuele – perché secondo me Tarquinia ha bisogno innanzitutto di un’identità. Come realtà come Montalcino sono caratterizzate dall’enogastronomia dell’olio e del vino, e si promuovono con decisione in tal senso, come località come Fregene sono note per il mare, Tarquinia deve secondo me trovare un settore trainante e identificarsi in esso, anche come promozione. La cultura magari, ma facendo in modo che possa essere motore trascinante per tutto il resto. Faccio un esempio: lo stesso Museo etrusco può e deve fare molto meglio in termini di promozione, soprattutto on line e su Facebook c’è poco o nulla da questo punto di vista, ed oggi è da lì che passa la gran parte delle opportunità”. “Tant’è vero – incalza Daniele – che proprio il Museo ha festeggiato il centenario nel 2016, senza che quasi nessuno lo sapesse”.
Ma le opportunità per cambiare ci sono. “Intanto – riprende Samuele – perché i turisti arrivano comunque, anche se si potrebbe fare molto meglio. Poi perché la città ha tante eccellenze, ma anche talenti e potenzialità: solo nello sport, che è il mio settore, stanno emergendo tante realtà vincenti, da quelle individuali a quelle di squadra”. “E lo stesso in ambito artistico, – prosegue Daniele – da Alessio Bernabei a Patrizio Ratto a tanti altri. Anche da questo potenziale giovane si può ripartire. Chiaro che è difficile farlo in poco tempo: serve una svolta a medio/lungo termine, e anche che chiunque subentrerà in futuro non distrugga i percorsi iniziati in precedenza”. “Sì – conferma Samuele – c’è bisogno di competenza e di una nuova amministrazione dinamica e operativa, di qualunque colore essa sia. Questa città non può aspettare oltre, è stata ferma già troppo tempo”.