La squadra di Mister Renzo Bonelli si presenta in casa del Forte Aurelio, stravince la partita con un gran goal su punizione di Luca Forieri e una bella rete di testa su calcio di punizione segnata da Alessandro Rosati.
La cronaca della partita, finisce qui. Deve finire qui. Non si può infatti tacere di quello che è successo a margine e che ha trasformato una partita di pallone fra ragazzi, in gran parte minorenni, in una squallidissima manifestazione di brutalità e di ignoranza. Il primo tempo finisce 0 a 0, tutti si comportano più o meno lealmente e la partita è godibile. Nei primi venti minuti della ripresa, come al solito, i ragazzi salgono in cattedra e con un micidiale uno – due prendono il sopravvento sugli avversari correttamente e sportivamente.
Da qual momento, l’allenatore della squadra romana, comincia ad inveire contro i suoi incitandoli a “spezzare le gambe”, “entrare a gomiti alti”, “falciare da dietro” e “buttarsi” ad ogni contatto. I romani, così delicatamente catechizzati ed esortati, si sentono in dovere di cominciare una altra “cosa”, diversa da una competizione sportiva, per la quale cari lettori, vi giuro: mi sono vergognato io stesso.
Insulti e calci affibbiati ad avversari che stavano a terra, interventi da rissa da strada. L’arbitro, che tentava di arginare questo scandalo, è stato minacciato e intimidito con tale veemenza da perdere totalmente il controllo della gara.
Va bene. è andata così. L’importante era vincere e onorare la partita giocando senza scendere a certi livelli. Questo è stato fatto, ma ritengo doveroso raccontare tutto e non mi dite, per favore, che “questo è il calcio”. Il calcio è quello che hanno giocato i ragazzi della Corneto. Nessuno escluso.
Un solo commento: certe società anziché investire per allontanare i ragazzi dalla strada, portano la strada nei campi di calcio. Un allenatore come quello, alla Corneto (e sono convinto anche all’Atletico Tarquinia), sarebbe durato 2 secondi. Il Presidente ed il Direttore Sportivo, lo avrebbero accompagnato al cancello di persona, forse, usando la sua stessa delicatezza di modi che lo distingue, una volta tanto sacrosanta!
Leo Abbate