“Un sogno nel cassetto? Beh, ci sarebbe una sesta Olimpiade da preparare…”. Fabrizio Donato, stella brillante dell’atletica italiana da oltre due decenni, della carta d’identità continua a volersi fare beffa: e nella sua visita a Tarquinia non si nasconde: l’idea di chiudere una carriera incredibile a Tokyo 2020 – esattamente vent’anni dopo l’esordio a cinque cerchi a Sindney – gli piace eccome.
“L’idea iniziale era di chiudere a Rio – rivela chiacchierando sulla pista d’atletica tarquiniese – ma la mattina dopo una qualificazione sfuggita per poco, dopo aver dormito tre ore, ho aperto gli occhi e mi sono detto: ma se hai ancora voglia, se ti senti ancora competitivo, perché smettere?”. E insomma, Fabrizio è tornato in pedana, saltando più volte oltre i 17 metri di triplo ed aggiungendo un argento europeo indoor a una bacheca di successi infinita, in cui brilla il bronzo olimpico di Londra, l’oro europeo di Helsinky (oltre a quello indoor di Torino) e ben ventitré titoli italiani.
“Non c’è un trucco – spiega – a meno che non vogliamo considerare trucco l’amore per l’atletica, il fuoco che ogni mattina mi spinge a tornare in campo ad allenarmi”: che è poi l’insegnamento più grande per ogni giovane atleta, quello che permette di capire che il risultato arriva con l’impegno quotidiano, e che questi non può che derivare dalla passione e dalla motivazione.
Prima la visita allo stadio Cardoni, dove è stato accolto dallo staff del Tarquinia Calcio che gli ha regalato una maglia della squadra ed una targa ricordo: qui Fabrizio ha salutato i bambini impegnati nell’amichevole in corso e si è intrattenuto con i genitori, spiegando loro quanto sia importante la capacità della famiglia di sostenere i ragazzi senza, però, gravare loro con ulteriori pressioni.
Poi l’arrivo al campo d’atletica Franco Guidozzi, nel cuore della festa di Halloween, per salutare i bambini e i ragazzi lì presenti, formare altri autografi e foto e lasciare un’altra enorme testimonianza sull’importanza dei valori e della passione in uno sport impegnativo come l’atletica. Aprendo alla possibilità, compatibilmente con gli impegni di preparazione ed agonistici, di tornare a Tarquinia per mettere a disposizione la propria esperienza da atleta e tecnico a istruttori e atleti di Atletica ’90.