C’est du vin de Montmartre
Qui en boit pinte en pisse quarte.
Nel cuore della butte di Montmartre, la collina più celebrata dal turismo parigino che prova a difendere il suo fascino e la sua atmosfera dall’invasione sempre più preponderante della commercializzazione turistica, ci sono 3250 piedi – circa 1500 metri quadri – di verde che sono un vero avamposto della tradizione contadina del tempo che fu contro l’avanzata dell’urbanizzazione della città. Si tratta de “le Clos Montmartre”, la vigna di Montmartre, le proprietà diuretiche del cui vino sono celebrate dal detto popolare con cui si apre questo articolo e che viene, ogni anno, a Parigi, omaggiata con una festa vera e propria, in svolgimento proprio in questi giorno: la Fête des Vendanges de Montmartre.
Ogni turista che sia salito sulla butte – per far visita al Sacré Coeur o per immortalare Place du Tertre su Instagram, ha probabilmente passeggiato sui suoi lati, descritti tra rue des Saules e rue Saint Vincent: chi si è spinto sino a visitare il Musée de Montmartre, in Rue Cortot, ha quasi potuto tuffarcisi dentro. Tanti i curiosi che la osservano, testimonianza di quel periodo d’oro che tanto contribuisce all’attuale fama del quartiere, quando gli artisti – da Utrillo a Toulouse Lautrec, da Apollinaire a Picasso – ne frequentavano locali e cabaret e quando la butte era una collina ricoperta di vigne ai margini di Parigi.
La storia del “Clos” affonda le sue radici probabilmente all’epoca Gallo-Romana: per avere, però, i primi riscontri ufficiali su documenti d’archivio bisogna attendere il 944 e gli“Annales du Chanoine Flodoard”, che certificano per la prima volta l’esistenza di vigne a Montmartre. Nel XII secolo, altre viti furono piantate dall’Abbazia di Montmartre, fondata da Adelaide di Savoia, ma è nel 1500 in poi che l’attività vinicola si amplia, con filari coltivati lungo tutto il pendio della butte e sino alla pianure circostanti: dai documenti, risultano vini – prima bianchi poi rossi, conosciuto con vari nomi: “le clos Berthaud”, “La Goutte d’or”, “Le Sacalie”, “La Sauvageonne” o, più tardi, “Le Picolo”, produzione per lo più riservate al consumo locale.
Quello è il momento di massimo splendore per l’appezzamento dove oggi sorge il Clos: all’inizio del diciassettesimo secolo, vi sorge un caffè in stile country – “Le Parc de la Belle Gabrielle” – e nel secolo successivo, nel cuore di una collina coperta pre tre quarti di vitigni – e non soggetta ai diritti di concessione proprio perché, fuori Parigi, ha favorito l’apertura di taverne e cabaret – al posto delle attuali viti, in quell’angolo c’erano un giardino e una casa dove viveva Aristide Bruant, celebre cantautore e cabarettista francese immortalato da Toulouse Lautrec in una locandina memorabile in sciarpa rossa e cappotto nero, forse dipinta proprio in quel giardino.
Da lì inizia un declino che vede quel fazzoletto di terra trasformarsi prima in un terreno abbandonato, di notte asilo per vagabondi e di giorno spazio per i giochi dei bambini del quartiere. Quando, poi, nel 1860, Montmartre fu annessa a Parigi, le abitazioni iniziarono si svilupparsi a spese del vigneto, minacciandone del tutto l’esistenza. Che pareva destinata a terminare del tutto attorno al 1930, quando poco dopo la morte di Bruant anche quell’angolo di terreno sembrava destinato a progetti edili: a salvarlo è la mobilitazione degli abitanti, che spinge il prefetto dell’epoca a dichiarare l’area non edificabile.
Lì nasce “Le Clos” che conosciamo oggi: un gruppo di persone reimpianta vari vitigni – dai Gamay Beaujolais al Pinot Noir, dal Seibel Couderc al Seyve ai Villard blancs et noirs – ed oggi in quello spazio si contano circa 1800 piante di diversa varietà, tutto di proprietà della Ville de Paris. Il vigneto è mantenuto con cura tutto l’anno dagli inservienti di Parcs, Jardins et Espaces verts de la Ville: dal 1995 il 18e arrondissement ha incaricato un enologo di monitorare la qualità del prodotto.
Il risultato sono circa 500 litri di vino accuratamente preparato con metodi tradizionali, imbottigliato in bottiglie da 50 cc – tradizionalmente dipinte da artisti locali – invecchiate nelle cantine del municipio e battute all’asta ogni secondo sabato di ottobre – cioè oggi – in occasione della Fête des Vendanges. Il ricavato è affidato al Comité des Fêtes et d’Action Sociale de Montmartre che lo devolve in beneficenza alle associazioni locali.