Riceviamo e pubblichiamo
“Si sta riscrivendo in Regione il testo della delibera 363/2008, inerente la Rete Europea Natura 2000 e le Misure di conservazione obbligatorie da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale. È di fondamentale importanza – spiega il Presidente dell’Università Agraria di Tarquinia Alessandro Antonelli – il coinvolgimento dei territori interessati. Non si può replicare l’errore fatto nel 2008, quando si introdussero regole e balzelli piovuti dall’alto. Per questo motivo abbiamo scritto agli uffici competenti per essere ricevuti”.
Un simile provvedimento riguarda la Civita e il SIC denominato Acropoli di Tarquinia, le Saline, oltre una fetta importante del nostro territorio che partendo dall’Aurelia bis comprende la Farnesiana e la valle del Fiume Mignone. Luoghi con esigenze specifiche che devono essere valutate con la necessaria attenzione.
Fondamentale prevedere misure che oltre a limitare e vincolare diano prospettive di sviluppo. Non solo obblighi, ma anche risorse. Necessario prevedere misure non univoche per territori diversi
Esempio eclatante la Civita dove al SIC si integra l’Acropoli dell’Etrusca Tarquinia con le sue esigenze legate alle campagne di scavo e alla fruizione. Integrazione una parole chiave che si scontra con generalizzazione.
Le esigenze dei monti reatini o della costa rocciosa tra Sperlonga e Gaeta non potranno essere analoghe a quelle delle Saline di Tarquinia, tutti Siti di Interesse Comunitario, ma con problematiche palesemente differenti.
Strategico individuare modalità di intervento, anche finanziario, che possano essere modulate sulle realtà dei singoli siti. Tutto questo può avvenire solo se i territori potranno giocare un ruolo non a delibera chiusa, ma durante la redazione del nuovo provvedimento regionale.
Il rischio è generare contraddizioni o strumenti fallaci come quelli inseriti null’ultimo PSR. Auspichiamo un coinvolgimento ampio e diffuso per trasformare in risorsa quello che è stata gestita finora come un mero obbligo comunitario.