Riceviamo e pubblichiamo
Alla fine è stato un fuoco di paglia. Nonostante l’assenza del consigliere repubblicano la maggioranza arriva a quota tredici. Duro l’intervento del Presidente Alessandro Antonelli.
“Sull’Università Agraria campagna mediatica terroristica. Deluse le attese dei noti catastrofisti anonimi. L’annunciata caduta dell’amministrazione non c’è stata. Innegabile però che qualcuno ha lanciato il sasso e ritirato la mano. La parte più torbida della politica, quella che ha radici nella prima repubblica, ha lavorato alacremente e con ogni mezzo per far venir meno il numero legale, operazione sventata grazie anche al senso di responsabilità della minoranza.
I segnali di fumo lanciati ci inducono ad una verifica di maggioranza seria che vada oltre i numeri emersi dall’assise. Vile, irresponsabile e inaccettabile usare l’Università Agraria come campo di battaglia per la resa dei conti politica. Alla faccia dei programmi e della buona amministrazione. Siamo tornati alle vecchie e becere alchimie della politica. Ai frustrati che pensano al Comune stando all’Agraria il mio biasimo.
Non ci faremo ricattare da chi vuole la guerra tra Università Agraria e Comune per mere ripicche e vendette personali. I numeri ci danno ragione, in caso contrario pronti a lasciare senza scadere in compromessi. Basta con i teatrini e la carboneria, serve chiarezza chi rema contro lasci la nave. I partiti tornino al loro ruolo di sintesi politica, devono cessare personalismi, magliari con le valigette piene di voti pronti a saltare a destra e manca e clan familiari.
Chi ha lavorato nell’ombra ha calpestato la dignità dell’Università Agraria. Assenze e ritardi tattici danneggiano l’immagine di chi li fa, chi ha pensato questa strategia ha fallito miseramente come sempre. Evidente che qualcuno ha sofferto i successi anche elettorali e la credibilità dell’Università Agraria.
Al centro della nostra agenda la corretta amministrazione dell’Ente, il suo sviluppo e la sua modernizzazione. Lasciamo agli altri le trame che vogliono riportare le lancette dell’orologio agli anni novanta con i suoi molti vizi e le poche virtù. Non ci piegheremo ai soliti giochi dei soliti noti”.