(s.t.) C’era un francese, un italiano, un etiope… e ancora un camerunense e via dicendo: non è una barzelletta, ma una finale della Coppa del Mondo. Quella vissuta in salsa tarquiniese ieri pomeriggio, dove si è improvvisato un insolito rendez-vous (il termine lo uso solo per rendere omaggio ai vincitori) per assistere all’ultimo atto dei Mondiali di Russia: Francia contro Croazia.
Luogo d’incontro, l’agriturismo l’Oleandro, lungo la strada del Pidocchio, a Tarquinia, che ospita i ragazzi del progetto di prima accoglienza per richiedenti asilo: a condividere l’esperienza “mondiale” con loro Gérôme Bourdezeau con i rampolli Louis e Matteo, Andrea Spigoni, della cooperativa Alicenova, ed io, direttore de lextra.news, “armato” di cellulare per provare a immortalare le emozioni nonché, almeno all’apparenza, unico simpatizzante per la Croazia.
Perché in breve, con l’arrivo di Gérôme, l’Oleandro diviene area francofona, e nei pronostici c’è spavalderia. “Altro che 1 a 0 – azzarda spavaldo Polycarpe – 3 a 0 Francia!”. Ma la tensione c’è ed è palpabile, ancor di più perché Andrea con il televisore ancora non è arrivato e nessuno vuole perdersi un secondo di quanto accade a Mosca: così, mentre in Russia suonano gli inni, a Tarquinia quello francese viene intonato a voce, e Polycarpe ci offre il suo divano per i primi minuti del match. Diventerà, in realtà, la sede definitiva della nostra finale, perché all’arrivo dello schermo grande accade una scena da film: la tv quaranta pollici fa cilecca e lascia tutti al buio, con Gérôme che si rifugia sul cellulare e gli altri che seguono il match interpretando le sue smorfie. “Ha segnato Mandzukic!”, sussurra imperturbabile dopo qualche minuto, salvo aggiungere poco dopo – in un francese che lì per lì non avevo capito – che è un autogol: a confermarmi che la Francia è in vantaggio pensano i balletti di festeggiamento nella claque transalpina e l’ordine perentorio e scaramantico di tornare alla televisione piccola originaria.
La stanza, in breve, si riempie: arrivano Bright e Kasim, altri si affacciano per controllare il risultato e pare un affare tutto francese. Ma al gol del pareggio di Perisic – che fa cadere la sala nel silenzio – succede il miracolo: Daniel fa outing e scopro di avere almeno un supporto nel tifo croato. La nostra festa dura poco: corner e mani ancora di Perisic. Tensione altissima mentre l’arbitro consulta il Var, sciolta solo in parte quando concede il rigore. La vera festa si libera un minuto dopo, quando Griezmann fa 2 a 1.
La ripresa pare essere affare solo francese: prima Pogba fa tris, poi arriva l’attesa rete di Mbappé, idolo indiscusso, tra balletti, abbracci e festa già iniziata: chi se la passa peggio è il povero Daniel, “croato adottivo” cui arrivano tutti gli sfottò degli amici. In sala già si pensa alla goleada e c’è chi – addirittura! – sogna la rete di Giroud, ma gli dei del calcio puniscono nella maniera peggiore tale impudenza: Hugo Lloris, portiere e capitano francese, la combina grossa come le frecce tricolori il giorno prima a Parigi – mi permetto la battuta solo perché l’autore originario è francese doc – e rianima la Croazia.
I dieci minuti successivi sono i più tesi, con i tifosi francesi che temono un gol che possa rendere il finale di sofferenza atroce: ma i secondi scorrono, la Croazia è innocua e ci si prepara per la festa. Fatta di un triplice fischio, di una coppa da alzare sotto il diluvio e – dulcis in fundo – di una spaghettata post match. Insomma, la giornata finisce con un italiano che tifa Croazia che mangia spaghetti cucinati da un francese nella cucina di un camerunense: se non è integrazione questa!