di Stefano Tienforti
Eh già: la cerimonia con cui stamani, nella sala consiliare del Comune di Tarquinia, s’è festeggiata l’apertura ufficiale dei cantieri in cui prenderà forma il Corridoio Tirrenico è stata una mattinata di gala, chiusa al pubblico dei cittadini che, a dirla tutta, non sarebbe stato poi troppo numeroso.
Una passerella di saluti e baci, alla cui organizzazione hanno provveduto Sat e Autostrade per l’Italia – rispettivamente rappresentate dal presidente e dall’amministratore delegato, Antonio Bargone e Ruggiero Borgia, e dall’a. d. Giovanni Castellucci – e che ha avuto come guest star il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli da Cecina. Ha dato forfait, invece, l’annunciata presidentessa della Regione Lazio Renata Polverini, forse vittima della confusa emozione post derby di Roma, sostituita – per restare in ambiti calcistici – dall’assessore Malcotti. A contorno, una manciata di onorevoli, il presidente della Provincia di Viterbo Meroi, l’amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci, e naturalmente il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola.
“Finalmente, dopo 43 anni, il progetto può partire”: questa la parola chiave da parte di Sat e Ministero, ripetuta a iosa. Ma qui non troverete la cronaca dettagliata di interventi, discorsi e sorrisi, in parte riportati negli articoli a corredo. È questo, piuttosto, un racconto umorale da una sala comunale in cui si è celebrata una festa “di plastica”, tra cifre, numeri e, soprattutto, prese di posizione contro le contrarietà. Di plastica perché si dice di voler ascoltare il territorio, ma si lasciano i cittadini fuori dalla sala del proprio comune, per evitare ogni possibile contestazione.
Il risultato non fa che accentuare la sensazione che Tarquinia sta avendo sulla questione: mancanza di chiarezza e di informazione anche nei confronti di chi, dal tracciato, è direttamente coinvolto. Ancora troppe le cose da chiarire, da capire, da verificare, con un cantiere che parte e molti nodi ancora da sciogliere che gravano sul destino dei proprietari dei terreni interessati, e delle attività eventualmente su essi insistenti.
L’aver “blindato” il progetto, da parte del Cipe e del Governo, ha portato al risultato per cui solo nelle ultime settimane a Tarquinia sia giunto il progetto definitivo, peraltro ora consultabile anche sulle pagine del nostro sito: problemi, incognite, preoccupazioni dei cittadini sono, perciò, naturali. Dal Comune, soprattutto per voce del vicesindaco Serafini, incaricato di seguire la vicenda, s’invita alla tranquillità, mettendo a disposizione gli uffici comunali per raccogliere le segnalazioni da girare alla Sat. Ma si attendono gli incontri dei prossimi giorni con i tecnici per vederci più chiaro.
Intanto, stamani, picchetto di protesta sotto il palazzo comunale dei comitati che osteggiano la realizzazione di quella che chiamano “Supposta tirrenica”: controllati da una presenza di forze dell’ordine chiaramente sproporzionata, hanno esposto per i cittadini una planimetria del progetto e contestato con megafoni e slogan i politici presenti, fischiando sonoramente il Ministro Matteoli in piazza Matteotti.
Chiare le loro opinioni: è un progetto imposto dall’alto, che inquinerà di più e, rendendo scomodo il raggiungimento di alcune zone, costringerà i tarquiniesi a pagare il pedaggio. Ma dalle parole di stamani, in aula consigliare, la risposta arriva chiara: “Chi fa parte dell’esecutivo ha l’obbligo di ascoltare il territorio e dare informazioni ma ha anche l’obbligo di decidere. E questa volta noi abbiamo deciso”.