di Anna Alfieri
“Si è spento, dopo una lunghissima e anche dolorosa malattia, sopportata con elegante distacco, Alessandro Kokocinski, pittore in viaggio e acrobata dei sogni”. Così ha ieri esordito – colpendomi al cuore – un articolo del Corriere della Sera a firma di Paolo Conti. Sì, colpendomi al cuore, perché io – nell’estate del 2008 – ho trascorso intere giornate nella nostra chiesa di Santo Spirito in via delle Torri in silenziosa compagnia dalle sue opere visionarie e poetiche mentre attendevo i visitatori che, commossi e turbati, provenivano da San Pancrazio dove era allestita, in contemporanea, un’altra grande sua mostra.
Un evento culturale di straordinario respiro voluto dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia a cura di Massimo Luccioli e Luciano Marziano. Un impressionante pellegrinaggio onirico in tre tappe che, iniziato nella nostra città, si concludeva a Roma al Museo Nazionale di Palazzo Venezia. Trascorrere intere giornate spesso anche in solitudine a contatto con le opere di Kokocinski – angeli e demoni, glorie ed abissi, tormenti ed estasi, tutto l’orrido e tutto il sublime dell’avventura umana – fu per me un’esperienza interiore di grande intensità il cui ricordo ancora oggi mi turba e mi commuove. Infatti Kokocinski, che nel 2008 ha onorato Tarquinia con grandi mostre contemporanee, era un pittore sconvolgente. La sua scomparsa meriterebbe molto di più che queste confuse parole di commiato scritte sull’onda di un’emozione improvvisa. Una emozione che ha fretta di esprimersi. Più tardi ,chissà, scriverò con calma qualcosa più e di meglio sulla vita e sull’opera di Alessandro Kokocinski che fu un uomo e un artista avventuroso e speciale.