Riceviamo e pubblichiamo
“Abbiamo rispettato la tempistica, consegnando i nostri progetti nei termini indicati. Tuttavia, a un mese dalla chiusura del bando per accedere ai 300 milioni di euro stanziati dal Piano irriguo nazionale, non è stata ancora nominata la commissione di valutazione degli elaborati presentati dai consorzi di bonifica per conoscere quali di essi saranno ammessi a finanziamento”. A sollecitare l’accelerazione delle procedure è Luciana Selmi, presidente di Anbi Lazio, organismo di rappresentanza dei consorzi di bonifica della nostra regione messi a dura prova dagli effetti devastanti di una siccità che, dopo aver causato danni all’agricoltura quantificati in almeno 200 milioni di euro, ha depauperato pesantemente le riserve idriche fino a mettere a rischio, anche nella capitale, la regolarità del servizio di erogazione di acqua ad uso civile, idropotabile e domestico.
“Ci siamo lasciati alle spalle un’estate drammatica a causa della crisi idrica. Abbiamo sostenuto costi ingenti per garantire, lì dove ce n’era, la disponibilità di acqua necessaria a salvare le colture e, anche sull’onda emotiva di quei mesi difficili, abbiamo attivato con procedure di somma urgenza gli uffici tecnici e ogni professionalità interna ai consorzi per redigere piani di intervento sulle reti irrigue, sui manufatti, sui canali e sugli impianti collettivi per efficientare i servizi ai consorziati, elevare gli standard di sicurezza dei contesti urbani con misure di prevenzione del rischio idrogeologico e contenere la dispersione idrica. Gli elaborati – conclude Selmi – sono immediatamente esecutivi e attuarli ci permetterebbe di affrontare la prossima estate in condizioni di maggiore serenità”.
“Siamo in attesa – aggiunge Natalino Corbo, direttore di Anbi Lazio – anche dei responsi sui bandi per i 295 milioni di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione che il Cipe ha destinato alla realizzazione di nuove infrastrutture. Il cambiamento climatico è strutturale e i consorzi di bonifica sono destinati a fungere anche da presidi territoriali a supporto della Protezione Civile. I processi di desertificazione iniziano proprio col ripetersi di condizioni climatiche avverse come quelle appena vissute. È opportuno agire con tempismo – conclude Corbo – per non farci cogliere impreparati da nuovi, probabili fenomeni siccitosi. Le opere che costituiscono l’ossatura della rete irrigua laziale sono per lo più vetuste e necessitano di improrogabili interventi di riqualificazione e ammodernamento. In quest’ottica è fondamentale sbloccare e rendere disponibili le risorse finanziarie del Piano irriguo nazionale”.