(s.t.) Ancora una bocciature per le coste del litorale della Tuscia da parte di Goletta Verde, che dopo il 2016, anche nel 2017 piazza un voto negativo alle acque di Tarquinia e Montalto di Castro; se la cava il Chiarone, bandiere verdi all’Argentario, bocciature per Cerveteri (fosso Zambra), Ladispoli (foce del Rio Vaccina) e Fiumicino (foce fiume Arrone).
Rispetto allo scorso anno, Tarquinia e Montalto si invertono i giudizi: risultano, infatti, “fortemente inquinata” la foce del fiume Fiora e “inquinata” quella del Marta, con prelievi datati allo scorso 23 giugno e riportati sulla mappa on line di Legambiente. Entro i limiti, e quindi verde, invece, il prelievo effettuato alla spiaggia di fronte al fosso del Chiarone, così come quelli effettuati in Toscana, in particolare ad Ansedonia (foce del fosso Tagliata Etrusca), a Cala Galera (che migliora il suo status dello scorso anno) e alle Bocche dell’Albegna, ad Orbetello.
Per la foce del Marta un triste record: è l’ottavo anno consecutivo che risulta inquinata al controllo di Goletta Verde, cosa che le è valsa, assieme ad altre amministrazioni comunali del Lazio, la bandiera nera per “non si sono impegnate nella risoluzione degli evidenti deficit depurativi compromettendo così l’ecosistema marino, la salute dei bagnanti e la stessa economia turistica della zona”.
Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, spiega come “con Goletta Verde oggi consegniamo la bandiera nera per la mancata depurazione a sette luoghi che per anni sono risultati inquinati e a tutte quelle amministrazioni comunali che, nel tempo, non hanno affrontato alcuno dei temi che la nostra campagna ha sollevato. A partire da Ardea e Tarquinia, passando per Anzio, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Formia e ovviamente Roma e con la pessima concentrazione di punti inquinati proprio nel litorale della provincia di Roma, tutti devono e possono realizzare un controllo maggiore degli scarichi abusivi e un monitoraggio responsabile della qualità del mare. In pochissimi casi è presente la tabella di qualità costiera obbligatoria per legge al fine di segnalare lo stato delle acque, ulteriore responsabilità che i comuni colpevolmente non stanno facendo propria. Noi rimaniamo a completa disposizione delle amministrazioni e degli enti che non vorranno negare le problematicità per avviare percorsi positivi, e parlare un giorno di una condizione migliore del mare laziale, perché ogni giorno in cui non si mettono in campo dinamiche positive, è un giorno in più di scarichi illegali, depuratori malfunzionanti e rischi per la salute dei cittadini. A dicembre scorso la Regione Lazio ha poi aggiornato il piano di tutela delle acque, ma su questo nuovo e importante strumento, chiediamo che siano investite le risorse regionali necessarie, proprio a sostegno di una migliore depurazione, sia sul litorale che nei comuni dell’entroterra. Come di consueto poi, inviamo in queste ore una comunicazione ai Comuni dove sono stati effettuati i prelievi, alle Province, alle Capitanerie di Porto, alla Regione Lazio e all’Arpa regionale, perché senza sostituirci alle autorità competenti vogliamo fare sinergia con ciascuno, convinti che il mare del Lazio sia invece una risorsa fondamentale che ammagliandosi insieme a tutto il portato storico, archeologico e paesaggistico della costa, possa essere richiamo di turismo e volàno di una nuova economia blu, fatta di sostenibilità e bellezza».
La responsabile campagne di Legambiente, Serena Carpentieri, ribadisce che «Il nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali, anche quest’anno ci restituisce un’istantanea a tinte fosche per molte aree della costa laziale. Parliamo non a caso di malati cronici, situazioni critiche che segnaliamo in alcuni casi da più di sette anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Un problema, quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi».
Entro i limiti di legge, invece, i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinella, dove dopo le denunce di Legambiente degli anni scorsi scorsi, finalmente sembra si sia intervenuto per risolvere le criticità.