Riceviamo e pubblichiamo
Come l’Aquila. Il terremoto che dalle prime ore di ieri si è abbattuto nelle province di Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, l’Aquila e Teramo ha le stesse caratteristiche e intensità del sisma che nel 2009 colpì l’Aquila. Come lì, anche in questo caso ci sarà da aspettarsi una prosecuzione della sequenza sismica.
E’ quanto emerge dallo studio redatto dal Settore sismico della Regione Toscana che oggi ha fatto subito una prima relazione sulla base delle informazioni raccolte dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
La terribile sequenza sismica, oltre alle quattro manifestazioni importanti di magnitudo 6, 5.4, 4.3 e 4.2, ha visto dalle 200 alle 300 scosse nel corso solo della prima parte della giornata.
L’area colpita è peraltro tra quelle catalogate a più alta pericolosità sismica (rientra infatti in categoria 1, la prima). Ciò è dimostrato anche dal fatto che il distretto nella sua storia è stato frequentemente interessato da severi eventi sismici. Uno per tutti, il terremoto di Norcia del 19 settembre del 1979 che ebbe una magnitudo di 5.9.
Il modello tettonico all’interno del quale si è sviluppato il sisma è quello di tipo distensivo. Cioè le placche si sono allontanate generando una frattura che poi ha provocato il terremoto. Un fenomeno che risponde alle caratteristiche geologiche di quest’area, come anche della Toscana. Il movimento opposto, quello in cui le placche si comprimono, è tipico invece dell’area adriatica.
Intanto dal settore sismica della Regione Toscana è già pronto a partire un primo gruppo dei 57 tecnici abilitati al censimento dei danni e alla valutazione degli immobili. Appena ci sarà il via libera dal Dipartimento della Protezione civile nazionale si recheranno nelle zone colpite per iniziare a monitorare gli edifici danneggiati.