di Francesco Rotatori
Nei caldi e afosi weekend romani, mentre Flegetonte imperversa e i più si riversano sulle spiagge del litorale, visitare i musei più originali è un’occasione per coloro che sono impossibilitati a trasferirsi temporaneamente a un clima leggermente migliore. Vuoi per il costo del biglietto, vuoi per il taglio cui è stata destinata la costruzione, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, o MAXXI che dir si voglia, si ritrova a essere stato poco visitato dai più, ma certamente può offrire un possibile refrigerio e l’eventualità di avventurarsi nelle espressioni contemporanee della scena artistica. Tra le varie offerte proposte, la Galleria 1 e la superiore Galleria 2, al primo livello, ospitano una collezione dedicata all’evento milanese del momento, l’EXPO: FOOD Dal cucchiaio al mondo, in esposizione dal 29 maggio fino all’8 novembre 2015, vuole essere un approfondimento architettonico e multiculturale sul cibo, investigandone lo spazio sociale in 2500 mq di allestimento.
Il percorso, che prevede una cinquantina di opere di artisti e architetti riuniti dalla tematica, è curato da Pippo Ciorra con l’aiuto di Giulia Ferracci, Alessio Rosati e Alessandra Spagnoli. Da un dipinto del Domenichino (1581-1641), La Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, che nella sua teca su pannello rosso appare qui forzatamente fuori luogo, l’itinerario è suddiviso in sei sezioni, CORPO -un approfondimento sugli aspetti rituali e religiosi coinvolti nell’intimità dello spazio del cibo, in cui è impressionante la Camera da Cerimonia del tè giapponese di Matilde Cassani che fa quasi ricadere l’osservatore all’interno di un palco teatrale da spettacolo di bambocci oppure in uno dei cartoni anime che ha tanto amato da bambino-, CASA -una serie di tentativi di ridefinizione del complesso abitativo, dal Bauhaus tedesco alle cucine a basso consumo energetico per i Paesi sottosviluppati-, STRADA – qual è il ruolo sociale dell’alimento? Senz’altro quello della vita pubblica, della condivisione nelle strade e nei ristoranti come esemplificato nei video delle performance di Gordon Matta-Clark a Lower Manhattan-, CITTA’ – integrazioni tra campagna e città, i due poli contrapposti e complementari, cibo e lavoro, presentate nei progetti di architetti del calibro di Le Corbusier e Wright-, PAESAGGIO -progetti di cantine, di saline e impianti che traducono lo sviluppo del legame paesaggio-architettura-cibo – e MONDO- una ricerca geopolitica con i dati e le mappe di malnutrizione, urbanizzazione e popolazione forniti dalla FAO e dal WFP- .
Varie le foto esposte, così come sorprendentemente appare il cibo degli astronauti (tema ormai caro a noi italiani dopo l’avventura della nostra Samantha Cristoforetti tra le stelle), dei condannati a morte di Henry Hargreaves, il finto frigorifero orientale su schermo e la serie di eventi che il MAXXI ha programmato settimanalmente intorno a questa mostra, da una cerimonia del tè (il prossimo appuntamento con la cultura del Sol Levante è il 16 luglio) a una didattica sull’orto biologico in cassetta. Neo ben evidente risulta il fatto di dover sezionare su due piani l’esposizione, estroflettendo l’attenzione degli osservatori anche verso altre esibizioni coesistenti, il che potrebbe alla lunga risultare dispersivo. Così come, al di là della possibilità di entrare in contatto con diverse modalità di nutrirsi e di ampliare le proprie conoscenze, verrebbe da chiedersi se il fruitore a fine visita abbia appreso non solo l’elemento edonistico e di insegnamento, ma anche la sottesa denuncia del povero e malnutrito contro la strapotenza del ricco e obeso, lacerazione che nel nostro mondo delle grandi differenze è sempre più acuta.