Il giorno 11 marzo 2015 presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma sarà inaugurata la mostra sulla scultura ceramica in Italia. Curata da Maria Stella Margozzi e Nino Caruso, l’esposizione presenta per la prima volta a livello internazionale un percorso completo della scultura in ceramica italiana dagli anni cinquanta ad oggi, prendendo in considerazione oltre sessanta artisti di diverse generazioni, che si sono dedicati nella loro attività al medium della ceramica, arricchendo la loro ricerca di continue sperimentazioni tecniche e formali.
Partecipano alla mostra, a vario titolo, ben quattro cittadini tarquiniesi nelle persone di Luciano Marziano, nella qualità di critico d’arte, e di Luigi Belli, Marco Ferri e Massimo Luccioli in quella di ceramisti. Pubblichiamo l’estratto iniziale dell’introduzione che Luciano Marziano è stato incaricato di redigere per il catalogo che accompagna la manifestazione.
Le ragioni della ceramica
L’anno 1945 segna un punto di svolta . Termina una devastante guerra e, con la riacquistata libertà dopo un ventennio totalitario, si espande la messa in discussione, a volte fino alla caduta, di concetti, modi di pensare, punti di vista, anche comportamenti che si rivelano obsoleti. In un clima di attesa e di svolta cade con prospettive liberatorie e dirompenti il libro-manifesto di Arturo Martini riferito ad una situazione che, da tempo, attraversava la riflessione sulle ragioni e funzioni del fare artistico. Il titolo dell’opera, La scultura lingua morta , riecheggiava l’ipotesi hegeliana sulla morte dell’arte. Martini prende in parola il grande filosofo che non negava la necessaria sussistenza dell’arte ma ne considerava la funzione di mezzo conoscitivo della storia oramai superato dai nuovi mezzi come, in primo luogo, la scienza. Il richiamo alla lingua morta è riferito alla tradizione della statuaria , all’oggetto racchiuso in sè. L’autore auspica addirittura una resurrezione della scultura espressa nell’affermazione che “la statuaria è morta ma la scultura vive”.In un orizzonte più ampio rispetto al passato sono coinvolti materiali e procedimenti ritenuti marginali cassando, oserei dire, innaturali differenziazioni come, principalmente, quella tra arte maggiore e minore, atteso che, mentre i modi del fare dell’arte possono essere molteplici , l’arte quale attività produttrice di forme è tale indipendentemente dalle artificiose gabbie gerarchiche che, sempre più, si rivelano retaggio di un passato da archiviare .
Si apre un proficuo spazio denso di attraversamenti e sconfinamenti all’insegna di una congruità espressiva in un trascorrere di materiali che va dal marmo al bronzo al legno, alla pietra, fino a pervenire agli inattesi territori del tessuto, della cartapesta, della tarsia , del vetro .
A questo livello paritario del fare arte si colloca la ceramica che, oramai accolta, a pieno titolo, nella dimensione della scultura, risulta essere in grado di rispondere con la sua specificità alle istanze che caratterizzano il percorso dell’arte moderna e contemporanea dal figurativo all’astratto, dal razionale all’informale fino a sfiorare i territori del concettuale. La controprova della sussistenza di una dimensione fluidamente dilatata risiede nella circostanza che la ceramica ha acquisito un’autorevolezza tale, specialmente nel tempo corrente, da essere utilizzata da molti artisti che operano , di norma ,in discipline e materiali diversi.