Oggi, sabato 2 aprile dalle 18.00 in poi si inaugura la Galleria Studio “ENTROTERRA” Arte Contemporanea….Colgo l’occasione per cominciare una serie di articoli dedicati al ruolo dell’arte e dell’artista in questa nostra società.
L’arte è qualcosa di molto importante, fin dal tempo dei tempi. Dai primi graffiti preistorici delle caverne, l’uomo non ha mai finito di esprimere la propria indagine su se stesso e sulla rappresentazione della realtà. Sebbene possa sembrare che l’arte svolga nella società moderna un ruolo meno centrale, in realtà non è così. Pensate, se ci riuscite, ad un mondo uniforme senza immagini, colori, senza nessuna espressione artistica.
Se fosse tale sarebbe assolutamente inumano, perché è proprio dell’uomo comunicare in ogni modo possibile. Non è un caso se milioni di persone si rispecchiano e talora si confondono nel cinema, nella musica o nella danza, e vengano emotivamente coinvolte dal mondo del cinema, dalle star dei film e degli sceneggiati televisivi. Tutto ciò è un’espressione dell’arte: che poi si tratti di arte di buona o cattiva qualità questa è un’altra questione, ma il fatto che essa comunichi qualcosa alle persone, che tocchi le corde più sensibili nei loro cuori e nelle loro anime, cosa che è fondamentale per le nostre vite, è al di là di ogni questione. L’arte è una forma di comunicazione, sebbene molto particolare.
A dispetto di tutti quei pregiudizi che vedono l’artista in comunicazione solo con se stesso, nessun artista dipinge un quadro che non intende far vedere, o nessuno scrittore scrive un romanzo o un poema a suo personale uso e consumo. E affinché l’arte agisca come forma di comunicazione, deve esserci qualcosa da dire.
Già nell’arte dei secoli precedenti la figurazione non voleva solo essere rappresentazione del vero ma anche interprete di qualcosa di più personale, intimo. Nella contemporaneità l’arte ha messo una accelerazione a questo atteggiamento allontanandosi dal semplice problema estetico affrontando nuovi campi e tecniche.
I più antichi scossoni sono arrivati con la fotografia (1835), il cinema (1927), la televisione (1925) e i video (1970) e per ultimo la digitalizzazione dell’immagine (così fotografia, video, web, stampa si assemblano e diventano un tutt’uno).
Tutte tecnologie che solo recentemente sono diventate di larga diffusione, permettendo a chiunque di esprimersi (e diventare un artista).
In una società come la nostra l’artista deve essere capace di ascoltare continuamente, intuire, percepire ogni suono del mondo, ogni segnale della comunità, e convertire tutto ciò in un nuovo mondo reale.
Egli deve saper entrare nel sistema sociale e sapersi rivolgere alla collettività. Oggi l’artista non è più un creatore di semplici immagini o forme, ma in cerca di orizzonti che attendono di essere esplorati.
Ma non si limita a creare oggetti, ma realizza eventi e incontri, creando un sistema empatico, che diventa l’elemento base della comunicazione artistica. Oggigiorno (forse da sempre)non è facile per l’artista fare arte, produrre all’interno della società contemporanea, se non inserito nell’ambito del sistema dell’arte.
Infatti, è impensabile voler modificare la situazione in cui versano le arti figurative, subordinate al mercato dell’arte che è una espressione dell’ideologia borghese. È in atto una grande mistificazione e anche se l’esistenza stessa di un mercato può indurre a pensare che le arti figurative raccolgano una vasta schiera di fruitori di diversa estrazione sociale la realtà è ben diversa dato che “vi è una cinica indifferenza, da parte degli addetti ai lavori, verso qualunque forma di relazione fra arte e pubblico, il quale è chiamato a partecipare solo a livello dell’imbonimento mercantile o alla costituzione del mito”.
Differentemente da altre forme artistiche, quali la letteratura, la musica o il cinema che, pur soggette alla mercificazione ed alla sofisticazione, hanno abbandonato la loro posizione elitaria, raggiungendo un vasto pubblico tramite i mass-media, le arti figurative e plastiche invece non si sono prestate quasi ad alcun condizionamento. Una delle spiegazioni possibili è che, in questo campo, “il valore autentico del messaggio sembra essere indissolubilmente legato al supporto materiale originale… Di conseguenza, la diffusione su larga scala attraverso le riproduzioni permetterebbe soltanto una fruizione parziale dei valori artistici. La fruizione autentica di quei valori artistici è possibile soltanto all’interno di un microambiente culturale ristretto… che ha il suo nucleo nel sistema delle gallerie private.
Difficile si presenta, indubbiamente, agli artisti il compito di operare una svolta all’interno dell’ambiente artistico senza tener conto dei condizionamenti dei mercato però, volendo, qualcosa si può fare. Innanzitutto ritornando o incominciando a dar vita ad una produzione che non sia imposta dai mercanti o dal futile susseguirsi delle mode e non dimenticare che l’arte, oltre ad essere una fonte di guadagno, è anche cognitiva, in quanto è elemento di espressione e di manifestazione, come si è detto, del tempo storico e sociale; è cognitiva anche, in quanto mezzo di comunicazione del presente.
Questo articolo (con questa introduzione) esce, non a caso, oggi 2 aprile, il giorno dell’inaugurazione del nuovo spazio espositivo voluto da Marco Ferri a Tarquinia, la Galleria Studio “ENTROTERRA” Arte Contemporanea.
Per ovviare infatti alla “doxa” del sistema dell’arte e delle difficoltà che impediscono l’accesso ai circuiti artistici, l’artista Marco Ferri apre una galleria/studio propria e gestita esclusivamente da lui stesso dove, oltre che esporre le proprie opere, saranno invitati a esporre artisti provenienti da ogni parte del mondo.
Questa iniziativa che spero trovi presto altri emuli è un invito a riflettere attentamente sulla condizione dell’artista nel contesto della società odierna e sulle modalità con le quali egli, con le sue conoscenze e competenze, potrebbe finalmente ritornare a essere di qualche utilità alle masse.
Purtroppo, infatti, la posizione dell’artista come personaggio egocentrico bohemienne buono a nulla è ancora profondamente radicata nell’immaginario collettivo.
La gente comune associa alla figura dell’artista quella di uno scapestrato, che vive alla giornata tra mille problemi, soprattutto di natura economica, che nei casi più estremi assume un atteggiamento autolesionista. E che, tra un lavoretto saltuario e l’altro, trascorre il suo tempo dipingendo o creando installazioni che capirà solamente lui o una ristretta cerchia di amici o di pochi eletti. Loro, sì, che ne capiscono veramente di arte; tutti gli altri, ai loro occhi, sono solamente degli ignoranti insensibili e rozzi, che pensano solamente a soddisfare i bisogni di prima necessità senza pensare al nutrimento dell’anima.
Come ci siamo arrivati a questa situazione così incresciosa e umiliante per l’artista contemporaneo, deriso e schernito ancora oggi dalla società e che, a sua volta, fa la stessa cosa nei confronti di essa?
Il risultato non può che essere uno scontro senza risoluzione alcuna per nessuna delle due parti in causa.
Così l’artista in questione, a qualunque forma d’arte egli/ella si dedichi, ha grosso modo tre possibilità:
1) getta la spugna e si adegua a trovare un lavoro come quello degli altri, rimanendo frustrato e insoddisfatto per tutta la vita;
2) si dedica a una qualche forma d’artigianato, che però sente non essere la strada che voleva perseguire (senza voler nulla togliere alla nobiltà e autorevolezza degli artigiani);
3) se invece decide di percorrere questo arduo sentiero, con ogni probabilità dovrà sopportare per tutta la durata della sua esistenza i commenti sarcastici della gente, ritagliandosi il suo ruolo di esclusivo detentore di vere emozioni e sentimenti che lui, e solo lui, è in grado di provare…..
Oppure tentare la via scelta da Marco Ferri.
Chiunque sia interessato può venire stasera dalle 18.00 in poi a visitare lo spazio della Galleria Studio “Entroterra” arte contemporanea in via di Porta Tarquinia n°25.
Vincenzo Cipicchia